Wikileaks: l’ambasciatore USA condannò lo sfratto dei Boscimani

20 gennaio 2011

Prima che il governo li sfrattasse dalle loro terre, i Boscimani erano largamente autosufficienti. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2011 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Secondo un cablo segreto dell’ambasciata americana diffuso oggi, l’ambasciatore Usa in Botswana condannò fermamente lo sfratto forzato dei Boscimani del Kalahari.

“I Boscimani sono stati gettati in una condizione assolutamente impraticabile dal punto di vista economico, senza lungimiranza e senza assistenza di supporto” scrisse Joseph Huggins ai suoi superiori a Washington nel 2005. “La mancanza di immaginazione dimostrata… lascia senza fiato.”

E concluse affermando: “La particolare tragedia di avere una popolazione dipendente a New Xade [i Boscimani nel campo di reinsediamento] avrebbe potuto essere evitata.”

Leggi il cablo dell’Ambasciatore

Dopo aver visitato il campo di reinsediamento, l’ambasciatore Huggins notò “disperazione tra i giovani”. I cabli mostrano anche tutta la frustrazione provata da Huggins nei confronti del Segretario permanente al Ministero degli Affari esteri del Botswana, Ernest Mpofu. Dopo avergli consigliato che il governo rivedesse il suo approccio verso i Boscimani, Huggins si accorse che Mpofu “aveva rigettato tutti i suoi consigli” ricevuti “con un disprezzo solo vagamente celato”.

I cabli riportano anche i particolari di una dialogo avuto con il rappresentante di una Ong locale che criticava il governo per “la mancanza di consultazione e la mancanza di trasparenza dei processi decisionali ogni volta che si deve discutere il trattamento riservato ai Boscimani.” Il rappresentante, di cui non si fa il nome, disse a Huggins anche che i Boscimani “vengono sistematicamente discriminati dal governo, che li sfratta da qualunque luogo in cui affiorino opportunità di profitto economico”, e che loro “credevano che la ragione per la quale le comunità erano state sfrattate erano i progetti minerari”.

Dopo gli sfratti, i Boscimani trascinarono il governo in tribunale e lo coinvolsero in quello che poi divenne il processo più lungo e costoso della storia del paese. Con una sentenza storica, l’Alta Corte sancì nel 2006 la incostituzionalità e l’illegalità degli sfratti e riconobbe ai Boscimani il diritto di ritornare nella Central Kalahari Game Reserve.

Ciononostante, da allora, il governo ha continuato a rendere la vita dei Boscimani nella riserva impossibile. E nel tentativo di costringerli ad abbandonare le loro terre, li ha anche privati del diritto di attingere acqua dal pozzo che utilizzavano lì prima che il governo lo cementasse.

I Boscimani hanno quindi intentato un nuovo caso giudiziario contro il governo nella speranza di vedersi riconoscere il diritto di utilizzare il pozzo da cui dipende la loro sopravivenza nella CKGR, ma un giudice della Corte Suprema ha rigettato la loro richiesta esprimendo simpatia per la politica del governo. Lunedì scorso si è svolto il processo d’appello richiesto dai Boscimani. La sentenza dovrebbe essere resa pubblica il 27 o il 31 gennaio prossimi.

Martedì, il giorno dopo l’udienza d’appello, la compagnia Gem Diamonds ha annunciato di aver ottenuto dal governo la licenza per l’apertura di una miniera di diamanti presso Gope, una delle comunità boscimani della CKGR. E mentre il governo ha sempre sostenuto che la miniera fosse anti-economica, la Gem Diamonds stima il suo valore in oltre 3 miliardi di dollari.

“Ancora una volta viene dimostrato che dietro le inutili sofferenze inflitte ai Boscimani, dietro il disprezzo, la discriminazione e anche la morte dei suoi cittadini più perseguitati, c’è il governo” ha commentato il direttore generale di Survival Stephen Corry. “Questa non è semplicemente l’opinione dei Boscimani e di alcuni difensori dei diritti umani, ma un fatto, così come riportato anche dal governo USA. Per quanto benessere e ricchezza possano portare a pochi, i diamanti non dovrebbero esser acquistati al prezzo della distruzione di un intero popolo.”

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