Una compagnia mineraria minaccia la montagna sacra dei Dongria
La Vedanta Resources si sta preparando ad aprire un’imponente miniera a cielo aperto sulla montagna di Niyamgiri, in India.
La miniera di bauxite devasterà le foreste dalle quali i Dongria dipendono e distruggerà le vite di migliaia di altri Kondh che abitano nell’area.
La Corte Suprema indiana ha dato il via libera agli scavi, ma i popoli Kondh sono decisi a impedire la distruzione del loro luogo più sacro.
Essere un Dongria Kondh significa vivere sulle colline di Niyamgiri, nello Stato indiano di Orissa – e in nessun altro luogo. Tuttavia, la compagnia britannica Vedanta Resources era determinata a sfruttare i ricchi giacimenti di bauxite individuati sulla loro montagna più sacra.
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Guarda il film di Survival ‘Mine: Storia di una montagna sacra’ narrato da Claudio Santamaria. |
I Dongria Kondh, che contano circa 8.000 persone, sono una delle tribù più isolate del continente indiano e vivono in piccoli villaggi disseminati lungo i pendii delle colline di Niyamgiri, un territorio di spettacolare bellezza, coperto di dense foreste popolate da una grande varietà di animali tra cui tigri, elefanti e leopardi.
Sui fianchi delle colline, i Dongria Kondh coltivano le messi, raccolgono frutti spontanei e selezionano foglie e fiori destinati alla vendita.
Ad aver protetto le foreste di Niyamgiri per secoli sono stati lo stile di vita e la religione della tribù. I Dongria si sono dati, infatti, il nome di Jharnia, ovvero “protettori dei torrenti”, perché a loro spetta il compito speciale di proteggere la montagna sacra, Niyam Dongar, e i fiumi che sgorgano dalle sue dense foreste.
Per i Dongria, Niyam Dongar è la dimora del loro dio, Niyam Raja. Per Vedanta, è un deposito di bauxite del valore di 2 miliardi di dollari. [La bauxite è una roccia sedimentaria da cui si estrae l’alluminio.]
La miniera a cielo aperto della Vedanta avrebbe devastato le foreste, i fiumi che scorrono nel territorio nonché l’identità e la cultura dei Dongria Kondh facendoli cessare di esistere come popolo.
I Dongria e altri popoli locali appartenenti alla famiglia dei Kondh hanno resistito strenuamente contro i progetti minerari della compagnia e restano determinati a impedire che Niyamgiri venga trasformata in una desolata zona industriale.
Contro Vedanta hanno eretto barricate, stretto catene umane e organizzato innumerevoli manifestazioni. Una jeep della compagnia fu data alle fiamme non appena varcate le soglie della montagna sacra.
Speranza per Niyamgiri
Il governo indiano ha negato a Vedanta la licenza finale di apertura della miniera, scegliendo di anteporre i diritti dei Dongria Kondh ai bilanci della compagnia.
Nel 2010 la Chiesa d’Inghilterra aveva ceduto le sue quote azionarie sostenendo che “Vedanta non ha mostrato il livello di rispetto per i diritti umani e le comunità locali che ci saremmo aspettati”.
La stessa cosa avevano già fatto il Governo norvegese e la società d’investimenti Martin Curie, adducendo motivazioni di natura etica.
La montagna sacra
Al centro della contesa c’è la montagna sacra dei Dongria, la “montagna della legge”. I Dongria venerano la cima della montagna, che considerano la dimora del loro dio, e proteggono le foreste tutt’intorno.
Vedanta Resources ha cercato di aprire un’imponente miniera di bauxite proprio sulla cima di quella montagna.
Se ci fosse riuscita, i Dongria Kondh avrebbero perso i loro mezzi di sostentamento, le loro case, la loro identità e il loro luogo più sacro.
Come molti popoli tribali sfrattati dalle loro terre in altre parti del mondo, i Dongria Kondh avrebbero finito con il perdere la salute, l’indipendenza e le loro profonde conoscenze sull’ecosistema delle colline e delle foreste, alimentate e protette per secoli.
Sofferenze
Altri gruppi Kondh stanno già vivendo terribili sofferenze a causa dall’apertura di una raffineria di bauxite Vedanta ai piedi delle colline di Niyamgiri.
La vittoria dei Dongria contro la miniera, infatti, non ha fermato le attività della raffineria costruita in precedenza.
Le persone che sono state sfrattate dalle loro case per far posto alla raffineria hanno subito minacce e intimidazioni, e hanno perso sia la loro terra sia i loro mezzi di sostentamento.
L’inquinamento prodotto dalla raffineria sta causando loro anche problemi di salute ed è ritenuto essere la causa dell’insorgenza di malattie della pelle, di epidemie tra il bestiame e di danni ai raccolti.
La commissione per il controllo dell’inquinamento del governo dello Stato di Orissa ha dichiarato che le emissioni chimiche provenienti dalla raffineria sono “continue” e “allarmanti”.
Risarcimenti
Prima che i Dongria riuscissero a fermare la miniera, la Corte Suprema indiana aveva “in linea di principio” approvato il progetto. Una delle condizioni imposte dalla Corta era la destinazione di parte dei profitti minerari a progetti di “sviluppo tribale”.
Ma nessun progetto di “sviluppo” e nessun “risarcimento” potrebbe mai compensare il danno provocato da una miniera su Niyamgiri: la distruzione di un ambiente e di una cultura assolutamente unici.
I Dongria accusarono Vedanta di “tentare di spazzarci via con un’ondata di soldi” e si espressero in modo molto chiaro sull’argomento:
“La miniera porta profitti solamente ai ricchi. Se la compagnia distruggerà la nostra montagna e le nostre foreste per soldi, noi diventeremo tutti mendicanti. Noi non vogliamo la miniera e non vogliamo alcun tipo di aiuto da parte della compagnia.”
Vedanta Resources è stata fondata dal miliardario indiano Anil Agarwal, che attualmente detiene più della metà delle quote della compagnia.
Sotto assedio
Nei mesi precedenti la vittoria giudiziaria, i Dongria furono effettivamente messi sotto assedio.
Alcuni locali non-indigeni, che non coltivano la terra ma dipendono dal lavoro stagionale per sopravvivere, avevano bloccato le strade che portavano alle colline di Niyamgiri.
Uomini giovani e spesso armati di asce, non permettevano agli stranieri e ai giornalisti di entrare nell’area e di raggiungere i villaggi dei Dongria Kondh.
La ragione era semplice: non volevano che il mondo potesse udire la loro voce.
La raffineria
La Vedanta ha costruito una raffineria vicino alla montagna dei Dongria prima di ottenere una legale licenza mineraria per Niyamgiri. Il premesso di aprire la miniera le è poi stato negato nell’agosto 2010 ma, per rendere redditizia la raffineria, la compagnia ha bisogno della bauxite che voleva estrarre dalla montagna.
A causa della raffineria sono già stati distrutti campi e foreste. Oltre un centinaio di famiglie hanno perso le loro case, e tra queste molte famiglie Majhi Kondh che venerano anch’esse Niyamgiri e sono determinate a difenderla esattamente come fanno i Dongria.
La raffineria della Vedanta è tutt’ora funzionante.
Polveri e malattie
Il principale scarto di lavorazione della raffineria è un fango tossico di colore rosso. Una volta seccato sotto il sole, si riduce in polvere sottile che secondo gli abitanti dei villaggi inghiotte e soffoca i raccolti.
Gli ispettori governativi specialisti di inquinamento parlano di una “contaminazione della falda acquifera” provocata da “allarmanti” e “continue” infiltrazioni di fango rosso.
Gli abitanti del posto denunciano la comparsa di piaghe sui loro corpi dopo essersi bagnati nelle acque dei fiumi vicini alla raffineria. E moli capi di bestiame sarebbero morti dopo aver bevuto la stessa acqua.
Perdita di terra e mezzi di sostentamento
Per far posto alla raffineria, è stato completamente raso al suolo il villaggio di Kinari. Oltre un centinaio di famiglie sono state trasferite in un insediamento conosciuto localmente come la “colonia di riabilitazione”.
La colonia consiste in un agglomerato di case di mattoni a due stanze, recintato di filo spinato. Gli abitanti non hanno terra coltivabile e nonostante alcuni lavorino come manovali per la Vedanta, la maggioranza sopravvive di elemosina.
“L’unica cosa che posso fare è starmene seduta su questi mattoni” ha raccontato a Survival una donna Kondh che vive nella colonia. “Ce ne stiamo seduti qui e riceviamo del riso. Che vita è questa?”
Nell’ottobre 2008, Dino Majhi fu trovato appeso per il collo all’interno della sua casa nella colonia, con la gola squarciata. Nella zona era famoso come attivista contro Vedanta. La polizia locale ha arrestato un sospettato e ha dichiarato che la morte di Dino sarebbe frutto di una lite privata. Ma molti credono che l’omicidio abbia un movente politico.
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