Gruppo di “Premi Nobel Alternativi” si appella al Presidente del Botswana in difesa dei Boscimani

3 settembre 2010

Xoroxloo Duxee, morta di disidratazione dopo la chiusura del pozzo dell’acqua dei Boscimani. © Survival International

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Oltre trenta vincitori del Right Livelihood Award, noto come “Premio Nobel Alternativo”, hanno firmato una lettera aperta al Presidente del Botswana Ian Khama, sollecitandolo a permettere ai Boscimani del Kalahari di accedere all’acqua.

L’appello viene lanciato in concomitanza con l’arrivo a Stoccolma degli esperti internazionali per la Settimana mondiale dell’Acqua, e appena prima della conferenza del Right Livelihood Award che si terrà a Bonn dal 14 al 18 settembre. A luglio le Nazioni Unite avevano dichiarato l’acqua un diritto umano fondamentale.

Definendo “imperdonabili” le azioni del governo, i premi “Nobel alternativi” sollecitano le autorità a “concedere ai Boscimani l’accesso all’acqua sulle loro terre e a collaborare con loro per garantire un futuro sostenibile a tutti”.

Nella lettera, i vincitori del premio esprimono anche preoccupazione per la salute dei Boscimani, a cui è stato proibito di accedere al pozzo da cui dipendono per procurarsi l’acqua nella Central Kalahari Game Reserve. “Senza l’accesso all’acqua, che è un diritto umano fondamentale”, si legge nel documento, “stentano a mantenere il loro stile di vita nelle loro terre”.

Nel 2002, il Botswana sfrattò i Boscimani dal Kalahari e lì trasferì a forza in campi di reinsediamento fuori dalla riserva. Con l’aiuto di Survival, i Boscimani trascinarono il governo in tribunale e, quattro anni dopo, la Corte Suprema emise una sentenza storica, con cui riconosceva il loro diritto a vivere nelle terre ancestrali. Nel 2005 l’organizzazione boscimane First People of the Kalahari aveva ricevuto il “Right Livelihood Award” per la lotta per in difesa dei diritti del suo popolo.

A dispetto della sentenza, il governo rifiuta di concedere ai Boscimani la riapertura di un pozzo smantellato e sigillato durante gli sfratti del 2002, costringendo i Boscimani a compiere faticosi viaggi per procurarsi acqua al di fuori della riserva. Contemporaneamente, però, ha fatto scavare nuovi pozzi per abbeverare gli animali selvatici e ha permesso alla Wilderness Safaris di costruire nell’area un complesso turistico di lusso con piscina. In un futuro non lontano, è probabile che autorizzerà anche lo sfruttamento di una miniera di diamanti nei pressi di un villaggio boscimane e lo scavo di nuovi pozzi di servizio, ma solo a condizione che non siano utilizzati per dare acqua ai Boscimani.

In luglio un giudice della Corte Suprema ha respinto la richiesta dei Boscimani di utilizzare il pozzo esprimendo simpatia per la tesi del governo secondo cui i Boscimani sarebbero “responsabili dei disagi che sono costretti a sopportare”.

“Siamo grati a tutti i premi Nobel per averci aiutati” ha dichiarato il portavoce boscimane Jumanda Gakelebone. Khama deve sapere di essere sotto gli occhi di molti attivisti per i diritti umani, in tutto il mondo”.

Ecco il testo della lettera:

Caro Presidente Khama,

noi sottoscritti, tutti vincitori del “premio Nobel alternativo”, siamo profondamente preoccupati per il benessere dei nostri amici e colleghi, i Boscimani della Central Kalahari Game Reserve. Senza accesso all’acqua, che è un diritto umano fondamentale, stentano a mantenere il loro stile di vita nelle terre ancestrali.
Tutti i Boscimani vogliono poter usare il pozzo da cui hanno attinto l’acqua fino a quando non sono stati illegalmente sfrattati dalle loro terre. Negarglielo è imperdonabile.
La sollecitiamo a permettere ai Boscimani di accedere all’acqua sulle loro terre, e a collaborare con loro per garantire un futuro sostenibile a tutti. Per citare le parole di Roy Sesana, “Non siamo qui per noi stessi. Siamo qui l’uno per l’altro, e per i figli dei nostri pronipoti”.

In fede,

Ibrahim Abouleish (Egitto)
Marcos Aran, International Baby Food Action Network (Messico)
András Biró/Hungarian Foundation for Self-Reliance (Ungheria)
Carmel Budiardjo (Regno Unito)
Tony Clarke (Canada)
Erik Dammann/The Future in Our Hands (Norvegia)
Hans-Peter Duerr (Germania)
Samuel Epstein (USA)
Anwar Fazal (Malesia)
Festival Internacional de Poesía de Medellín (Colombia)
Johan Galtung (Norvegia)
Wes Jackson/The Land Institute (USA)
Katarina Kruhonja (Croazia)
Ida Kuklina/The Committee of Soldiers’ Mothers of Russia (Russia)
Manfred Max-Neef (Cile)
Pat Mooney (Canada)
Alice Tepper Marlin (USA)
Movement for the Survival of the Ogoni People (Nigeria)
Nicanor Perlas (Filippine)
Raúl Montenegro (Argentina)
Juan Pablo Orrego/ Grupo de Acción por el Biobío (Cile)
Kerala Sastra Sahitya Parishad (India)
Right Livelihood Award Foundation (Svezia)
Mycle Schneider (Francia)
Suciwati, wife of late Munir (Indonesia)
Hannumappa Sudarshan, VGKK (India)
Vesna Terselic (Croazia)
Trident Ploughshares (Regno Unito)
John F. Charlewood Turner (Regno Unito)
Judit Vásárhelyi, on behalf of Duna Kör (Ungheria)
Alla Yaroshinskaya (Russia)

Scarica la lettera come documento PDF.

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