Amnesty sollecita il governo a sospendere le leggi e le concessioni petrolifere

4 agosto 2009

Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

A seguito dei violenti conflitti che hanno insanguinato l’Amazzonia provocando la morte di più di 30 persone fra poliziotti e civili, Amnesty International ha effettuato una missione investigativa sul campo conclusasi con la pubblicazione di un rapporto di condanna.

Il conflitto era esploso il 5 giugno quando la polizia armata ricevette l’ordine di disperdere una manifestazione indigena sulla strada che conduce dalla costa all’interno della foresta pluviale. Gli indigeni stavano protestando dal 6 aprile contro l’approvazione da parte del governo di una serie di leggi che mettevano a rischio i diritti degli indigeni e rendevano più facile agli esterni spartirsi i loro territori.

“Sollecitiamo il governo a sospendere le leggi contestate fino a quando non sarà stato istituito un processo di consultazione in linea con gli standard internazionali stabiliti dalla Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n° 169 e con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni” si legge nel documento di Amnesty. “A dimostrazione della sua buona fede, il governo non dovrebbe rilasciare più alcuna concessione per l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse naturali e dovrebbe anche sospendere le concessioni già accordate che potrebbero intaccare i diritti dei popoli indigeni”.

Nel suo rapporto, Amnesty chiede anche 1) una “revisione” delle accuse formulate nei confronti di un certo numero di leader indigeni del Perù, 2) un’indagine su ogni denuncia di “scomparsa” di indigeni verificatasi durante o successivamente alle manifestazioni di protesta, e 3) un’indagine “completa, imparziale e indipendente” sul conflitto.

Secondo Amnesty, il governo del Perù ha una “grande responsabilità” per gli eventi del 5 giugno – principalmente per non aver consultato, come stabilito dalla legge internazionale, i popoli che sarebbero stati interessati dalla nuova legge. enuncia anche che le forze armate avrebbero usato “forza eccessiva” e che avrebbero sparato “indiscriminatamente” su persone disarmate arrivando anche a “maltrattare” persone indifese, tra cui alcuni feriti caricati sulle ambulanze.

L’équipe investigativa di Amnesty è rimasta in Perù dal 12 al 24 giugno. Le richieste di incontrare il presidente Alan García e il nuovo primo ministro, Javier Velásquen Quesquén, non sono state soddisfatte. “Amnesty è delusa di non essere riuscita a incontrare i due massimi rappresentanti del governo e spera che questo non sia un indice della mancanza di serietà con cui vengono affrontati i gravi eventi del 5 giugno” si legge nella dichiarazione dell’organizzazione.

Leggi la testimonianza oculare delle violenze del 5 giugno pubblicata da Survival.

Guarda le interviste video dei testimoni.

Sono disponibili fotografie e filmati.

Per ulteriori informazioni:
Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross:  Tel  0044 207 6878734
E-mail: [email protected] 

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