Il governo ammette che i Boscimani bevono fino alla morte

30 marzo 2006

Questa pagina è stata creata nel 2006 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Il governo del Botswana ammette che i Boscimani deportati nei campi di reinsediamento stanno morendo a causa dell'abuso di alcol.

Dall'inizio dell'anno, sono già almeno quindici i Boscimani morti in un solo campo di reinsediamento. La scorsa settimana, il quotidiano del governo Daily News ha confermato che alcuni di questi decessi sono stati provocati dalla cirrosi epatica (indotta dall'uso eccessivo di alcool) e dall'"uso di bevande fermentate illecite". Come ulteriori cause di morte vengono riportati "cancro, malattie respiratorie, malaria e problemi cardiaci".

A differenza di quanto accade oggi nei campi, tra i Boscimani che vivevano nella loro terra ancestrale, non si era mai sentito di qualcuno morto per abuso di alcol e sicuramente il bere alcolici era si per sé un fenomeno molto raro.

Nei campi di reinsediamento, dove i Boscimani non possono praticare la caccia e la raccolta e dove sono stati resi dipendenti dalle "misere razioni" governative, la noia e la depressione sono molto diffusi e in tanti, appartenenti ad ogni fascia di età, passano molto tempo a bere.

Nel rapporto del Daily News, il governo dichiara che la sua decisione di sfrattare i Boscimani dalla loro terra "è scaturita dalla necessità di assicurare loro cibo e opportunità di sviluppo socioeconomico".

Tuttavia, in un recente comunicato stampa, l'organizzazione boscimane First People of the Kalahari ha dichiarato: "A New Xade, la nostra gente sta morendo…Ciò che il governo dice sul campo di reinsediamento, e cioè che sia un luogo concepito per dare sviluppo ai Boscimani, non corrisponde a verità".

I problemi di disagio sociale che oggi affliggono i Boscimani sono ricorrenti anche presso altri popoli tribali dell'Australia e del Nord America che hanno perso anch'essi la propria terra.

Gli Innu, un gruppo di Indiani canadesi che soffre di elevatissimi tassi di suicidio e alcolismo, hanno recentemente lanciato un appello alle autorità del Botswana: "Per favore, credeteci quando vi diciamo che costringere un popolo a lasciare la sua terra ancestrale e trasferirlo in nuovi insediamenti con l'obiettivo di farlo vivere come gli altri abitanti del Botswana significa condannarlo non allo sviluppo ma a decenni di miseria".

Sono disponibili fotografie e filmati.

Per ulteriori informazioni:
Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross – 0044 207 6878734 – [email protected]

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