L’ONU condanna il Botswana per il trattamento dei Boscimani

11 dicembre 2014

Il Relatore Speciale ONU per i diritti culturali ha espresso preoccupazione per gli sfratti dei Boscimani operati dal Botswana nel nome della conservazione della fauna. © Philippe Clotuche/Survival

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Dopo aver visitato il Botswana il mese scorso, la Relatrice Speciale ONU per i diritti culturali ha condannato il trattamento che il paese riserva agli ultimi cacciatori Boscimani d’Africa.

Farida Shaheed ha espresso preoccupazione per le restrizioni imposte ai Boscimani sull’accesso alla loro terra ancestrale, la Central Kalahari Game Reserve, e per la contraddittoria politica del governo, che da un lato sfratta la tribù nel nome della conservazione della fauna mentre, dall’altro, incoraggia il turismo e le attività minerarie all’interno della stessa riserva.

“Le persone colpite hanno paura che, una volta scomparsi gli anziani, nessuno avrà più il diritto di vivere nella riserva” ha scritto Shaheed nel suo rapporto. “Inoltre, insistere che le persone si trasferiscano fuori dalla riserva per poter conservare la fauna è in contraddizione con il permettere alle attività minerarie e al turismo di continuare.”

Shaheed ha chiesto che il governo del Botswana “chiarisca la questione”.

Nonostante, nel 2006, una storica sentenza della Corte Suprema abbia confermato il diritto dei Boscimani a vivere e cacciare all’interno della riserva, la maggior parte dei membri della tribù – compresi i ragazzi che hanno compiuto la maggiore età – devono richiedere un permesso temporaneo per entrarvi.

“Se non potremo tornare nelle nostre terre ancestrali, presto in Botswana non rimarrà più neanche un Boscimane” ha dichiarato il portavoce dei Boscimani Jumanda Gakelebone all’ agenzia di stampa tedesca Dpa.

I Boscimani sono accusati di ‘bracconaggio’ perché cacciano per nutrirsi e rischiano arresti, pestaggi, torture e morte, mentre i collezionisti di trofei paganti sono incoraggiati a cacciare nelle riserve private.

Di recente, il leader boscimane Roy Sesana ha chiesto al Principe William – a capo della campagna anti-bracconaggio di ‘United for Wildlife’ – di aiutarli a far riconoscere che i cacciatori Boscimani non sono bracconieri.

Il governo del Botswana continua a disprezzare lo stile di vita dei cacciatori-raccoglitori Boscimani. In un recente discorso alla nazione, il presidente Ian Khama ha sottolineato il lavoro del governo con le organizzazioni della comunità per “facilitare la transizione [dei Boscimani] dalla caccia al turismo fotografico”.

I Boscimani vengono arrestati e torturati perché cacciano per nutrire le loro famiglie. © Survival International

Nel marzo 2015, il Presidente Ian Khama ospiterà in Botswana la “Conferenza sul Commercio Illegale di Fauna Selvatica” indetta da United for Wildlife. In aperta violazione della sentenza della Corte Suprema, però, il presidente continua ad agire in modo illegale perseguitando i Boscimani e negando il loro diritto a vivere liberamente nella terra ancestrale e a cacciare selvaggina.

Survival International – il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni – ha documentato oltre 200 casi di abusi violenti nei confronti dei Boscimani per mano dei guardiaparco e della polizia. Inoltre, ha lanciato il boicottaggio del turismo in Botswana fino a quando i Boscimani non potranno vivere in pace nella loro terra ancestrale.

“Perseguitando i Boscimani, Khama getta fango sulla reputazione del paese; le comunità continuano a subire le conseguenze dei pregiudizi del presidente” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “L’atteggiamento del nuovo governo dimostra chiaramente il suo disprezzo: per Khama, i Boscimani vanno bene solo per far divertire i turisti.”

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