#CacciatoriNonBracconieri: appello dei Boscimani al Principe William

3 dicembre 2014

Il leader boscimane Roy Sesana ha rivolto un appello al principe William affinchè riconosca che i Boscimani sono cacciatori e non bracconieri. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2014 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

In occasione della visita del Principe William negli Stati Uniti, il leader dei Boscimani del Botswana Roy Sesana gli ha rivolto un appello affinchè li aiuti a far riconoscere che i popoli indigeni che cacciano per nutrirsi non sono bracconieri.

Il Principe William dovrebbe visitare New York e Washington D.C. insieme alla consorte Kate per lanciare negli USA la campagna United for Wildlife – una coalizione di organizzazioni conservazioniste di cui fanno parte, tra gli altri, Conservation International e il WWF, e che ha l’obiettivo di combattere il commercio illegale di fauna selvatica.

Tuttavia, iniziative come United for Wildlife – il cui slogan è #WhoseSideAreYouOn (da quale parte stai) – rischiano di criminalizzare i popoli indigeni come i Boscimani della Central Kalahari Game Riserve del Botswana e i ‘Pigmei’ Baka del Camerun, poiché non riconoscono apertamente il loro diritto a vivere nella terra ancestrale e a cacciare per alimentarsi.

“Da molto tempo il governo del nostro paese sostiene che siamo bracconieri perché cacciamo nella terra ancestrale per sfamare le nostre famiglie” ha scritto il noto leader boscimane Roy Sesana in una lettera indirizzata al Principe William. “Vuole impedirci di cacciare, anche se la Corte Suprema ha dichiarato che questo equivale per noi a una sentenza di morte. Le guardie forestali arrestano e picchiano molti cacciatori Boscimani.”

“…Oggi noi Boscimani piangiamo per le nostre case e per gli animali. Le chiedo, per favore, di dire al Presidente Khama [del Botswana] e ai conservazionisti che quando noi cacciamo nelle terre ancestrali per sfamare le nostre famiglie, non siamo bracconieri. Viviamo con la fauna selvatica da generazioni e ne avremo sempre cura, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli.”

Di recente Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha denunciato centinaia di casi di abusi subiti dai Boscimani del Kalahari per mano delle guardie forestali e della polizia. Inoltre, il suo nuovo rapporto ‘Parks Need Peoples’ denuncia che la conservazione ha causato lo sfratto di milioni di indigeni dalle “aree protette” e abusi nei confronti di molti popoli indigeni, come i Boscimani e i Baka.

I Boscimani cacciano per la sopravvivenza, ma sono accusati di ‘bracconaggio’. © Philippe Clotuche/Survival

Survival ha chiesto a United for Wildlife di riconoscere pubblicamente il diritto dei popoli indigeni a vivere nella propria terra tradizionale e a cacciare per nutrirsi. I popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro, e dovrebbero essere riconosciuti come i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale.

“Rifiutando di riconoscere che i cacciatori indigeni non sono bracconieri, United for Wildlife perpetua una lunga storia di abusi dei diritti umani commessi nel nome della ‘conservazione’” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival. “Tra i membri di United for Wildlife ci sono organizzazioni che promuovono safari di caccia – come può giustificare il divieto della caccia di sussistenza imposto ai cacciatori che devono sfamare le proprie famiglie mentre incoraggia i collezionisti di trofei paganti? Non è nient’altro che una sorta di colonialismo in veste ‘eco’, e Survival combatte questi abusi.”

Nota ai redattori:

- Leggi la lettera del Boscimane Roy Sesana al Principe William (pdf, in inglese, 20KB)
- Scarica il nuovo, durissimo rapporto di Survival ‘Parks need peoples’
- Leggi alcune domande e risposte sul lavoro che Survival sta facendo per indurre cambiamenti in tema di conservazione.

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