13 dicembre 2006-2010: dopo 4 anni, il governo del Botswana continua a oltraggiare la legge

13 dicembre 2010

Quattro anni dopo, il governo del Botswana continua a rifiutare di riconoscere la sentenza dell’Alta Corte. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

A quattro anni di distanza dallo storico processo che ha visto i Boscimani del Kalahari vincere il diritto di vivere sulle loro terre ancestrali, il governo del Botswana ha rilasciato dichiarazioni che oltraggiano quella sentenza.

Nel 2002 il governo del Botswana sfrattò con la forza i Boscimani dalla Central Kalahari Game Reserve, loro terra ancestrale. Il 13 dicembre 2006, dopo una battaglia legale divenuta la più lunga e costosa della storia del paese, la Corte Suprema del Botswana stabilì che gli sfratti forzati operati dal governo erano stati illegali e incostituzionali.

Ciò nonostante, da allora il governo continua ancora oggi a impedire il ritorno a casa dei Boscimani e ha rilasciato dichiarazioni che sfidano apertamente la sentenza della Corte Suprema.

Rispondendo alla campagna lanciata da Survival International a sostegno dei Boscimani, il governo ha recentemente affermato di “non aver forzato i Boscimani a uscire dalla Game Reserve”, e che i Boscimani “hanno accolto con gioia gli sviluppi offerti nei loro nuovi insediamenti”. Una dichiarazione che contrasta che quanto già riconosciuto dal tribunale che aveva sentenziato che i Boscimani “sono stati espropriati della terra in modo ingiusto, illegalmente e senza il loro consenso”.

Le autorità sostengono anche di aver fornito ai Boscimani “sviluppo nei loro nuovi insediamenti, come strutture educative e sanitarie e numerose altre opportunità per migliorare la qualità della loro vita”. Ma a 13 anni di distanza dalla creazione del principale campo di reinsediamento, praticamente nessun Boscimane ha ancora trovato un impiego permanente, e malattie e alcolismo dilagano. Come disse un giudice all’epoca, “[Il Governo] dovrebbe valutare se la scomparsa di un popolo non sia un prezzo troppo alto da pagare per offrire servizi in un luogo centralizzato”.

Nonostante la corte avesse riconosciuto che “la sospensione congiunta delle razioni di cibo e del rilascio delle licenze di caccia equivalesse a condannare i residenti [della riserva] a morire di fame”, il governo ha tolto ai Boscimani la possibilità di attingere acqua e di cacciare per la propria sussistenza all’interno delle loro terre. Le autorità accusano i Boscimani di “cacciare di frodo” e di aver in tal modo provocato “una diminuzione di tutte le specie della riserva”, ma non esiste nessuna prova di tale fenomeno.

Il governo critica anche Survival sostenendo che l’organizzazione vuole che i Boscimani “vivano una vita di povertà e malattia”, ma uno dei giudici aveva invece apprezzato formalmente Survival per aver dato “coraggio e sostegno a un popolo storicamente troppo debole economicamente e politicamente per controbattere decisioni che lo riguardavano”.

“Il governo del Botswana non sta facendo altro che ripetere le stesse cose sostenute nel 2002, dichiarazioni che il processo ha già dimostrate essere frutto di pura invenzione” ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival, International. “Ma non è solo Survival a sostenere che si tratta di bugie. A crederlo ci sono anche un gran numero di giornalisti indipendenti che hanno visitato l’area. Il governo sta cercando di liberare le terre dei Boscimani per destinarle al turismo e alle attività minerarie. È tutto qui. Ci sta provando da 13 anni e potrebbe anche riuscirci. Per questo Survival intensificherà i suoi appelli al boicottaggio dei diamanti e del turismo: lasciamo che siano gli stessi clienti a decidere se vogliono contribuire alla distruzione di un popolo.”

Il presidente Khama ha recentemente anche rilasciato dichiarazioni profondamente razziste nei confronti dei Boscimani, ribadite da altri membri del suo gabinetto.

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