Rabbia tra gli Aborigeni per un progetto di sfruttamento del gas

8 ottobre 2010

Il progetto di sfruttamento del gas proposto nell’Australia occidentale è altamente controverso. © Keith Wood/Wilderness Society

Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Hanno preso il via i lavori preliminari per un contestato progetto di sfruttamento del gas sulla costa dell’Australia occidentale. Grande rabbia ha suscitato la decisione del premier dello stato, che ha annunciato l’espropriazione forzata della terra dai suoi proprietari aborigeni.

Il progetto da 30 miliardi di dollari australiani prevede la costruzione di un impianto per la liquefazione del gas naturale (LNG) a James Price Point ed è oggi uno dei piani più discussi tra tutti quelli che coinvolgono gli Aborigeni. Incapace di raggiungere un accordo con il Kimberley Land Council, l’organizzazione aborigena che rappresenta i proprietari tradizionali del luogo, il premier Colin Barnett ha annunciato recentemente l’intenzione di espropriare la terra necessaria alla costruzione dell’impianto.

“Si tratta ancora una volta di colonizzazione” – ha dichiarato alla stampa australiana il direttore del Kimberley Land Council, Wayne Bergmann. “Vengono negati gli interessi di alcuni tra i popoli aborigeni più svantaggiati a vantaggio del partito più forte”.

Il Kimberley Land Council dichiara che saranno acquistati più di 20.000 ettari, cinque volte di più di quanto Barnett abbia detto essere necessario.

Il gestore del progetto è la Woodside Petroleum, insieme ai partner di minoranza Shell, BHP Billiton, Chevron e BP.

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