La Commissione Africana difende l’accademico espulso dal Botswana per la sua schiettezza

21 agosto 2010

Bambini Boscimani. © Survival International

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Secondo la Commissione Africana per i diritti dell’uomo e dei popoli, l’espulsione del professor Kenneth Good dal Botswana avvenuta a seguito delle critiche da lui mosse contro la mancanza di democrazia nel paese, è stata ingiusta.

Al momento dell’espulsione, avvenuta nel 2005, Good insegnava scienze politiche presso l’Università del Botswana da quindici anni. La sua deportazione giunse poco dopo la pubblicazione di un articolo in cui criticava l’automatismo nella successione del presidente.

L’allora presidente Festus Mogae stigmatizzò Good “come una minaccia alla sicurezza nazionale” e lo descrisse come “un abitante indesiderato”.

Good aveva anche aspramente criticato il trattamento riservato dal governo ai Boscimani della Central Kalahari Game Reserve sostenendo che “la debolezza della democrazia avesse facilitato la [sottomissione] dei San”.

La Commissione ha criticato severamente il presidenzialismo del governo del Botswana
e la debolezza delle sue istituzioni giuridiche. Difendendo le azioni di Good, ha decretato che il governo del Botswana ha violato svariati articoli della Carta Africana, ha prescritto il pagamento di un adeguato risarcimento al professore e ha ordinato alle autorità di intraprendere i passi necessari per portare l’Atto d’Immigrazione del paese in linea con gli standard internazionali dei diritti umani.

Il governo del Botswana ha risposto con un secco rifiuto. “Non abbiamo intenzione di ottemperare alle raccomandazioni della Commissione” ha dichiarato ai giornalisti il Ministro degli Affari Esteri Phandu Skelemani. La Commissione “non può darci ordini e non è un tribunale. Non le daremo ascolto. Non risarciremo Good”.

La sentenza della Commissione “rappresenta una vittoria per la libertà accademica e i diritti umani” ha commentato Good, “e infligge un colpo al presidenzialismo e alla non-responsabilità. È una sentenza legale storica per l’Africa, che il Botswana è obbligato a rispettare in ottemperanza della legge internazionale. Ignorarla significherebbe abbracciare una politica disonesta.”

Il generale Ian Khama è succeduto automaticamente a Mogae nel 2008, una mossa che secondo Good ha portato “un’escalation nella militarizzazione e personalizzazione del potere in Botswana”. Da quando è entrato in carica, Khama ha continuato la precedente politica di sottomissione dei Boscimani e ha proibito loro di accedere al pozzo da cui dipendono per procurarsi l’acqua sulle loro terre.

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