Viene dagli Usa l’ultima condanna del Botswana sul caso Boscimani

8 aprile 2010

Madre e foglio Boscimani. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

L’ultimo rapporto del Dipartimento di Stato USA per i diritti umani critica il governo del Botswana per la sua continua “riduttiva interpretazione” della sentenza della Corte Suprema del 2006 che garantisce ai Boscimani il diritto a fare ritorno alle loro terre ancestrali.

Il rapporto stabilisce che sebbene la sentenza abbia riconosciuto il diritto costituzionale dei Boscimani a vivere nelle terre ancestrali della Central Kalahari Game Reserve, alla maggior parte di loro viene tuttora “proibito sia di rientrarvi sia di cacciare” al suo interno. Sottolinea anche che molti Boscimani non sono tornati nella loro terra perché “la mancanza di acqua ha reso [la riserva] un ambiente estremamente inospitale”.

Anche dopo la sentenza, il governo ha continuato a vietare ai Boscimani l’accesso al pozzo che utilizzavano prima di essere illegalmente sfrattati dalla riserva. Per questo, i Boscimani stentano a trovare acqua sufficiente per sopravvivere nelle loro terre. E mentre da un lato il governo nega ai Boscimani il diritto all’acqua, dall’altro ha fatto scavare nuovi pozzi per gli animali selvatici e ha concesso alla Wilderness Safaris il permesso di aprire un complesso turistico con piscina nelle terre boscimani.

Il rapporto arriva a poche settimane di distanza dalla condanna espressa anche dal massimo funzionario per i diritti indigeni delle Nazioni Unite, James Anaya. In un rapporto pubblicato nel marzo scorso, il Relatore Speciale sottolinea che la “negazione dei servizi a coloro che attualmente vivono nella riserva non è coerente con lo spirito e la logica sottesi alla decisione [della Corte Suprema del 2006] né con i più importanti standard internazionali sui diritti umani”.

Durante la missione compiuta nel paese, Anaya aveva anche costatato che i Boscimani rientrati nella riserva “devono affrontare condizioni di vita dure e pericolose a causa dell’impossibilità di accedere all’acqua”, e ha sollecitato il governo a riaprire i pozzi “come questione della massima urgenza”.

L’Unione Europea è un grande erogatore di contributi al Botswana e la questione è stata sollevata recentemente anche al Parlamento Europeo dai parlamentari irlandesi Brian Crowley e Proinsias De Rossa.

I Boscimani hanno nel frattempo intentato un procedimento legale contro il governo per poter avere accesso al pozzo dell’acqua; l’udienza è fissata per il 9 giugno.

“Questa condanna è il secondo grande motivo di imbarazzo che il governo del Botswana riceve nell’arco di soli due mesi” ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “Come può pretendere di essere una ”luce splendente” di democrazia quando continua a perseguitare i Boscimani?”

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