Bloccata la dichiarazione ONU dei diritti dei popoli indigeni

30 novembre 2006

Questa pagina è stata creata nel 2006 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

L'approvazione finale della dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata bloccata da un gruppo di stati africani guidati dalla Namibia e sostenuti da Canada, Australia, Nuova Zelanda e Russia.

La dichiarazione è il frutto di 24 anni di negoziati e discussioni ONU. Nel corso della sua prima sessione, tenutasi lo scorso giugno, il neo Consiglio ONU per i diritti umani aveva raccomandato all'Assemblea Generale di adottarne il testo.

Questa settimana, 87 stati hanno votato in favore della "non-active motion resolution" presentata dalla Namibia, mentre 67 paesi hanno votato contro e 25 si sono astenuti. Questo voto ritarda l'adozione della dichiarazione e rischia di indebolirla.

Il Botswana è tra gli stati membri che hanno bloccato la dichiarazione. I Boscimani Gana e Gwi hanno citato in giudizio il governo del Botswana per averli espulsi dalle loro terre ancestrali. La sentenza sarà emessa il 13 dicembre.

Stephen Corry, direttore di Survival, ha dichiarato oggi: "È estremamente deludente che l'adozione della dichiarazione sia stata nuovamente rinviata. I popoli indigeni attendono già da troppo tempo che i loro diritti siano riconosciuti. Tutti i paesi che si sono opposti hanno nei loro territori popoli che lottano per i loro diritti alla terra e all'autodeterminazione. Questi paesi dovrebbero vergognarsi".

Se sarà approvata, la Dichiarazione diventerà un punto di riferimento su cui potranno essere giudicate le azioni intraprese dai governi verso i popoli tribali. Benché non sia legalmente vincolante, la dichiarazione riconosce il diritto dei popoli indigeni alla loro terra e a decidere liberamente del proprio stile di vita. Stabilisce che i popoli indigeni debbano essere difesi dall'assimilazione forzata, dall'allontanamento coatto dalle loro terre e dalla distruzione della loro cultura. Tra le altre cose, sancisce che i popoli indigeni hanno diritto ad essere risarciti della violazione dei loro diritti, anche con restituzioni e indennizzi.

Per ulteriori informazioni:
Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross – 0044 207 6878734 – [email protected]

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