Indiani brasiliani temono 'assurda' battuta d’arresto dei loro diritti territoriali

25 luglio 2012

I Guarani e altri Indiani brasiliani stanno contestando un nuovo decreto che indebolisce il loro controllo sulle terre ancestrali. © Fiona Watson/Survival

Questa pagina è stata creata nel 2012 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Gli Indiani del Brasile hanno espresso rabbia e sgomento per una nuova direttiva che minaccia di indebolire il loro controllo sulle terre ancestrali.

La direttiva, firmata dal Procuratore Generale del Brasile, proibisce l’espansione dei territori indigeni, da cui molte tribù dipendono per la loro sopravvivenza.

La proposta è il risultato delle pressioni esercitate dalla potente lobby rurale del Brasile, che comprende anche molti politici che possiedono aziende agricole su terre che dovrebbero essere restituite agli indigeni.

La Direttiva 303 potrebbe dimostrarsi particolarmente disastrosa per gli indiani Guarani, molti dei quali vivono in accampamenti di fortuna ai margini delle strade o in riserve sovraffollate, in attesa che le loro terre ancestrali siano mappate in modo completo.

“Questa direttiva mette in estremo pericolo la nostra sopravvivenza” ha dichiarato a Survival un portavoce dei Guarani. “Veniamo ignorati come esseri umani, come primi occupanti di queste terre. È l’inizio dello sterminio di un popolo indigeno.”

Il testo sancisce anche che alcuni progetti sulle terre indigene potranno essere portati avanti “indipendentemente dalla consultazione delle comunità indigene”. Questo passo viola sia la legge brasiliana sia quella internazionale e potrebbe spianare la strada alla costruzione di altre disastrose dighe nei territori indigeni dell’Amazzonia.

L’ufficio del Pubblico Ministero brasiliano ha bollato il testo della direttiva come “assurdo” e “incostituzionale”.

Diverse organizzazioni indigene brasiliane, alcune ONG e Survival hanno chiesto che la direttiva sia revocata.

Il FUNAI, il dipartimento agli affari indigeni del governo brasiliano, ha chiesto all’ufficio del vice procuratore generale di sospendere la direttiva e di permettere che gli indigeni siano consultati sul suo contenuto.

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