Perù: domani Sit-in a Roma e Milano. Messaggio di condanna del ‘Dalai Lama della foresta’

10 giugno 2009

La polizia rompe un blocco stradale vicino a Nagua, il 5 giugno. © Thomas Quirynen

Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Survival risponde agli appelli della società civile e delle organizzazioni indigeni peruviane e aderisce alle manifestazioni pacifiche di solidarietà indette in tutto il Perù e in varie parti del mondo per domani, giovedì 11 giugno.

Insieme all’Associazione A Sud, Survival invita il pubblico e tutti i suoi sostenitori a partecipare a un sit-in che si terrà domani a Roma, dalle ore 12 alle ore 15, davanti all’Ambasciata del Perù in Italia.

Dalle ore 12,00 alle ore 15,00
Ambasciata del Perú
Via Francesco Siacci, 2B
00197 Roma

L'appuntamento su Milano è invece previsto presso il Consolato:

Dalle ore 11,00 alle ore 13,00
Consolato del Perù a Milano
Via Benigno Crespi 15
20159 Milano

Le violente tattiche militari utilizzate dalla polizia per sedare le pacifiche proteste che gli Indiani stanno conducendo da due mesi, hanno provocato decine di morti su entrambi i fronti.

I morti accertati tra gli Indiani sono almeno 30 ma le organizzazioni locali pensano che il numero reale sia molto maggiore e accusano la polizia di aver gettato nel fiume Marañon un gran numero di corpi. Si stima che i poliziotti uccisi siano più di 20.

Il Presidente Alan Garcia ha definito i manifestanti come “selvaggi”, “barbari”, “ignoranti” e “cittadini di seconda classe”, e ha costretto alla fuga Pizango, il leader dell’organizzazione degli Indiani amazzonici Aidesep. Dopo l’emissione di un mandato d’arresto contro di lui, Alberto Pizango si è rifugiato nell’Ambasciata del Nicaragua in Perù, a Lima, dove ha ottenuto diritto d’asilo. Pizango è stato accusato di “sedizione, cospirazione e ribellione” a seguito dei violenti scontri verificatisi tra le centinaia di indigeni che avevano bloccato una strada nei pressi della città di Bagua, nel nord del paese, e un plotone della polizia inviato a sedare la protesta pacifica.

Il leader degli Yanomami Davi Kopenawa si trova in questi giorni in Europa e oggi parlerà alla Royal Commonwealth Society di Londra. Il 2 giugno è stato insignito del prestigioso Premio Bartolomé de las Casas presso la Casa de América di Madrid per la sua strenua battaglia in difesa dei diritti degli Yanomami e di tutti i popoli indigeni del Brasile. Battezzato dall’opinione pubblica come il “Dalai Lama della foresta”, si recherà poi in Norvegia dove parteciperà alla conferenza sui cambiamenti climatici insieme ad altri rappresentanti indigeni del mondo.

“Quello che il governo sta facendo ai miei fratelli e sorelle peruviani” ha dichiarato Davi quando ha appreso le drammatiche notizie, “è un vero crimine. I popoli indigeni del Perù stanno lottando per i loro diritti e per poter continuare a vivere sulle loro terre. Sono lì da molti, moltissimi anni. Sono nati e cresciuti lì, si sono presi cura della Terra e l’anno resa fertile. Sono molto lontano ma la mia anima e gli spiriti dei miei sciamani sentono quello che sta accadendo loro […]. Dobbiamo ascoltare il pianto della Terra, che sta chiedendo aiuto. La Terra non ha prezzo. E non può essere comprata, venduta o scambiata. È fondamentale che tutti gli uomini, bianchi, neri e indigeni, comincino a lottare insieme per salvare la foresta e la vita. Se non lotteremo insieme, quale futuro potremo mai avere? Dovete imparare da noi e dai nostri sciamani. Non è importante solo per noi ma per il futuro di tutta l’umanità."

Gli Indiani stanno protestando da due mesi contro una serie di leggi che hanno aperto le loro foreste alle compagnie del petrolio e del gas. Negli ultimi anni, più del 70% dell’Amazzonia peruviana è stata frazionata in concessioni per la prospezione di gas e petrolio, e una serie di vasti ritrovamenti minaccia di devastare gran parte delle foreste vergini. Frustrati per non essere mai stati consultati e per aver inutilmente chiesto al governo di aprire dei negoziati, il 9 aprile scorso, l’Aidesep aveva dato il via a una serie di blocchi pacifici su strade e fiumi con l’obiettivo, raggiunto, di fermare il traffico petrolifero.

Survival International ha chiesto alle compagnie petrolifere che operano nell’Amazzonia peruviana di sospendere immediatamente le loro operazioni nel paese finché il governo non avrà instaurato un reale dialogo con le popolazioni indigene. Ha anche chiesto che vengano compiute indagini imparziali sulle violenze dei giorni scorsi e che Alberto Pizango sia completamente scagionato.

Tra le compagnie che operano attualmente in Perù si contano l’anglo-francese Perenco, l’argentina PlusPetrol, la canadese Petrolifera, la spagnola Repsol, la brasiliana Petrobras e molte altre.

Da tempo Survival denuncia il grave rischio di morte a cui le attività petrolifere e di disboscamento stanno mettendo anche i 15 popoli incontattati che abitano nel paese.

Survival invita i sostenitori anche a inviare una lettera di protesta al Presidente Alan Garcia e all’Ambasciatore del Perù in Italia.

Scrivi subito la lettera per gli indiani peruviani.

Per ulteriori informazioni:
Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross: Tel 0044 207 6878734
E-mail: [email protected]

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