65° giorno di sciopero della fame dei Mapuche

14 settembre 2010

Spesso, la polizia cilena risponde alle proteste dei Mapuche con la violenza. © Flickr user antitezo, Creative Commons license

Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Trentaquattro prigionieri Mapuche affrontano oggi, in Cile, il loro 65° giorno di sciopero della fame: un atto di protesta contro l’uso della legge anti-terrorismo da parte del governo, finalizzato a criminalizzare i tentativi dei Mapuche di recuperare le terre ancestrali.

Sebbene i Mapuche siano stati “conquistati” solo nel XIX secolo, dopo molti anni di resistenza, da allora la maggior parte delle loro terre sono state confiscate dalle compagnie del legname e da facoltosi imprenditori agricoli.

Diversi giorni fa, quattro deputati cileni che si erano recati in prigione per far visita ai prigionieri, hanno annunciato che si sarebbero uniti, loro stessi, allo sciopero.

La decisione di perseguirli sulla base delle severe leggi anti-terrorismo potrebbe avere gravi conseguenze per i Mapuche: i prigionieri potrebbero essere detenuti indefinitamente, venir giudicati dal tribunale militare e condannati a pene più dure rispetto a quelle generalmente assegnate in un tribunale civile.

In una ritardata risposta allo sciopero della fame, il presidente cileno Piñera ha proposto di apportare alcune modifiche alla legge anti-terrorismo, ma i Mapuche denunciano che questi cambiamenti erano già stati pianificati comunque in precedenza. In molti sospettano che la reale motivazione del governo sia quella di concedere solo quanto basta per far cessare la protesta prima dei festeggiamenti per il bicentenario del paese, previsti per il prossimo 18 settembre.

Due anni fa, il Cile ha ratificato la Convenzione ILO 169, legge cruciale per i diritti dei popoli indigeni, ma ha fatto davvero poco per implementare le sue disposizioni.

Per ulteriori informazioni (in inglese): Mapuche International Link.
In spagnolo: https://www.mapuche.info/

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