Resort di lusso minaccia la sopravvivenza dei Jarawa

15 giugno 2009

Resort di lusso minaccia la sopravvivenza dei Jarawa. © Salomé/Survival © Salomé/Survival

Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

I Jarawa sono un piccola tribù delle Isole Andamane. Contano circa 320 individui e hanno cominciato ad avere contatti con il mondo esterno solo nel 1998. A minacciare la loro sopravvivenza è arrivato oggi anche il progetto di apertura di un resort di lusso a soli 500 metri dalla loro riserva. L’hotel potrebbe ucciderli o trasformarli in attrazione turistica per vip e viaggiatori esclusivi.

Situate nell’Oceano Indiano a sud del Golfo del Bengala, l’arcipelago delle Andamane conta centinaia di isole. In alcune di esse vivono da tempo immemorabile 4 tribù: gli Onge, i grandi Andamanesi, i Jarawa e i Sentinelesi che tutt’ora si oppongono a qualunque forma di contatto con l’esterno.

Il tour operator indiano Barefoot ha iniziato i lavori di costruzione di un hotel extra lusso a ridosso della riserva dei Jarawa, istituita dal Governo per proteggere la terra e la vita della tribù. Il resort dovrebbe diventare la dependance più lussuosa di un villaggio turistico già esistente ad Havelock, un’isoletta vicina a quella dei Jarawa. Il resort di Havelock è considerato uno dei luoghi più esclusivi delle Andamane e vanta ospiti illustri come l’attrice Kate Winslet.

Le autorità governative indiane vogliono fermare il progetto e hanno presentato un ricorso contro una sentenza della Corte Suprema di Calcutta, favorevole al proseguimento dei lavori. Il verdetto è atteso per domani, 16 giugno.

“Il resort” spiega Sophie Grig, la campaigner di Survival che ha più volte visitato le Isole, “fiancheggia un sentiero che i Jarawa utilizzano regolarmente per andare a cacciare e raccogliere nella foresta. Non esistono precauzioni che Barefoot possa prendere per evitare di mettere a gravissimo rischio la sopravvivenza di questo popolo vulnerabile. L’esistenza dei Jarawa è già seriamente minacciata da cacciatori e pescatori di frodo nonché dalla presenza di una strada che attraversa la loro foresta.”

“Quale altra ragione potrebbe avere la Barefoot di aprire un hotel esclusivo così a ridosso dei Jarawa se non quella di permettere ai suoi ospiti di curiosare nelle loro vite e trasformarli in attrazioni turistiche al pari delle bellezze naturali del luogo? Per essere costruito e gestito, il resort avrà bisogno di insediare nell’area un gran numero di operai e di coloni, aumentando enormemente le pressioni sulla tribù e sulla loro terra. I rischi di esporre i Jarawa a malattie verso cui non hanno difese immunitarie aumenteranno vertiginosamente, per non parlare delle devastanti conseguenze derivanti dall’introduzione dell’alcool, un flagello che ha già distrutto le vite di altre tribù delle isole e in altre parti del mondo.”

“Stando alle sue stesse dichiarazioni” ha aggiunto Francesca Casella, direttrice di Survival Italia, “al cuore della filosofia di Barefoot ci sarebbe lo ‘sviluppo di un turismo sostenibile e socialmente responsabile’. Ma l’idea stessa di costruire un hotel vicino ai Jarawa è del tutto irresponsabile e incompatibile con tali principi – destinati a trasformarsi in mera propaganda. Se questo progetto dovesse essere effettivamente realizzato, costruire i cottage ‘con materiali naturali ed ecologici nel pieno rispetto dell’ambiente’ non servirà a proteggere la tribù dal rischio di epidemie e dagli effetti devastanti di un contatto indesiderato e incontrollato."

"Viaggiare per conoscere altri popoli e altre culture è un dono e una straordinaria opportunità per ognuno di noi. Ma non quando il prezzo da pagare è quello della distruzione dell’indipendenza e della sicurezza alimentare di un popolo, se non addirittura il rischio della sua estinzione fisica o culturale. Se, come e quando interagire con il mondo esterno, è una decisione che spetta solo a loro. Fino ad allora, se vogliamo davvero essere vicini ai Jarawa, dobbiamo cercare di stargli alla larga.”

Da tempo Survival ha lanciato una campagna dal titolo “Il progresso può uccidere” per mostrare che rispettare i diritti territoriali dei popoli indigeni è di gran lunga il modo migliore per assicurare il loro benessere.


Per ulteriori informazioni:

Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross: Tel 0044 207 6878734
E-mail: [email protected]

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