Il governo indiano prepara un attacco globale ai diritti indigeni

17 giugno 2019

Guardaparco hanno sparato ad un uomo Jenu Kuruba mentre stava raccogliendo funghi nella Riserva delle Tigri di Nagarhole. © Survival

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Un incontro che si terrà domani a Delhi, in India, potrebbe essere determinante per il destino di 8 milioni di indigeni e abitanti della foresta.

Gli stati e il Ministero agli Affari indigeni si confronteranno sul controverso ordine di sfratto emesso in febbraio dalla Corte Suprema verso milioni di persone che si erano visti rifiutare il riconoscimento dei diritti territoriali.

La prossima udienza della Corte Suprema sarà il 24 luglio, quando la corte potrebbe confermare l’espulsione di queste milioni di persone. Ciò giunge in un momento terribile per i popoli indigeni dell’India che stanno affrontando un attacco senza precedenti ai loro diritti.

Il nuovo Ministro indiano per l’Ambiente e le Foreste, che si è espresso a favore delle politiche dello sparare a vista, cercherà anche di far avanzare la bozza di un emendamento all’Indian Forest Act risalente all’epoca coloniale. I cambiamenti proposti sono stati descritti come ancora più draconiani dell’atto originale.

La bozza dell’emendamento, che è trapelata alla stampa, è stata redatta da funzionari forestali, da avvocati e da Ravi Singh, amministratore delegato di WWF-India. La nuova legge include:

- un imponente programma di militarizzazione delle foreste e delle riserve delle tigri indiane, con migliaia di funzionari regolarmente armati.
- per i funzionari del Dipartimento Forestale, il diritto di sparare alle persone per “prevenire” danni alla foresta godendo in sostanza di immunità giudiziaria.
- la concessione ai funzionari forestali del diritto di sparare, cercare, confiscare beni e arrestare cittadini, mentre l’onere di provare la propria innocenza sarà a carico dell’accusato.
- l’indebolimento del “Forests Rights Act”, una importante legislazione che ha cercato di rimediare alle storiche “ingiustizie” verso i popoli indigeni dell’India. I governi statali potrebbero essere autorizzati ad ignorare i diritti forestali nel nome della conservazione.

In India, nel Parco Nazionale di Kaziranga, un simile livello di militarizzazione e impunità per i guardaparco ha causato, in soli tre anni, l’uccisione di 50 persone e la menomazione permanente di un bambino di 7 anni. Un recente documentario olandese – che racconta gli abusi e gli sfratti verificatisi a Kaziranga e descrive il sostegno del WWF al parco – è ora disponibile in inglese.

Akash Orang, un bambino indigeno di 7 anni, è stato reso permanentemente invalido dai colpi di arma da fuoco sparati da una guardia nel Parco Nazionale di Kaziranga. Nel parco vige la politica dello sparare a vista. © Survival

“La premessa su cui si fonda questa sentenza, che tratta i popoli indigeni come residenti illegali della foresta, è sbagliata” ha commentato la Relatrice speciale ONU per i diritti dei popoli indigeni criticando la decisione della Corte Suprema. “I popoli indigeni sono i proprietari delle loro terre e delle loro foreste.”

“La conservazione colonialista ha impiegato 3 o 4 generazioni per rubare le terre di circa 10-15 milioni di popoli indigeni nel mondo. L’India sta ora cercando, in pochi mesi, di rubare le terre e i mezzi di sostentamento di quasi 8 milioni di indigeni e altri abitanti della foresta, e di sparargli se cercano di farvi ritorno” ha denunciato oggi Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “In India, la militarizzazione delle foreste sta avvenendo sotto forma di una legge, redatta con il WWF, che dovrebbe aiutare la conservazione. È stata pianificata una delle più imponenti violazioni dei diritti umani nel mondo, e quasi nessuno – al di fuori dell’India – si sta opponendo.”

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