Dopo Vedanta: il governo indiano istituisce una nuova Commissione per gli indigeni

9 settembre 2010

I Dongria Kondh sono solo una delle tribù dell’India. © Jason Taylor

Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Dopo lo storico successo della battaglia dei Dongria Kondh in difesa della montagna sacra, il Primo Ministro indiano ha istituito una nuova commissione per i diritti indigeni.

Diretto dal Primo Ministro, il nuovo “Consiglio Nazionale al welfare tribale” riesaminerà e re-indirizzerà le politiche governative concernenti gli oltre 80 milioni di indigeni che vivono nel paese. Il consiglio riunirà i ministri del Tesoro, delle Miniere, dell’Energia e dell’Ambiente con i rappresentanti eletti nelle regioni tribali dell’India e altri esponenti.

La vittoria conseguita due settimane fa dai Dongria Kondh, che ha portato al blocco del progetto minerario perseguito dalla Vedanta Resources in partnership con il governo di Orissa, ha suscitato grande scalpore in tutto il paese. Bocciando il progetto, il Ministro dell’Ambiente ha citato “una grave violazione della legge” e un “flagrante mancato rispetto dei diritti indigeni”.

“Non autorizzeremo queste attività estrattive se ciò deve implicare la distruzione dell’ambiente e del territorio dei popoli indigeni” ha dichiarato ai giornalisti il Ministro dell’Interno P. Chidambaram.

Alla Vedanta è stata anche data la scadenza del 15 settembre per presentare una difesa della raffineria costruita ai piedi delle colline dei Dongria per la lavorazione della bauxite estratta dalla miniera bandita. Secondo il ministero dell’Ambiente, la raffineria della Vedanta presenta “gravi inadempienze” rispetto agli standard ambientali ed è stata ingrandita illegalmente. Il Ministero ha chiesto alla Vedanta di spiegare per quale motivo non dovrebbe venire chiusa immediatamente.

La scorsa settimana, la raffineria sarebbe stata presa d’assalto da migliaia di operai assunti per i lavori di espansione e infuriati per il licenziamento conseguente all’esito della vicenda. I danni alle strutture sarebbero ingenti e avrebbero costretto gli organi competenti a bloccare completamente le attività del complesso industriale.

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