Pre-COP26: a Milano le voci del dissenso

29 settembre 2021

Con una serie di eventi e un’azione di piazza Survival International diffonderà la voce dei popoli indigeni anche a Milano in occasione della Pre-COP26. © Noé Gabriel

Questa settimana, leader mondiali, grandi ONG per la conservazione e persino multinazionali si riuniranno a Milano per la Pre-COP26. Nel comfort del loro elitario evento, sponsorizzato da alcuni tra i più grandi inquinatori del mondo, i partecipanti continueranno a discutere di soluzioni che distolgono l’attenzione dalle vere cause e dai veri responsabili dei cambiamenti climatici: le emissioni di gas climalteranti dovute all’uso dei combustibili fossili e il sovra-consumo crescente, trainati dal Nord globale.

Contemporaneamente, tuttavia, le voci escluse dalla Pre-COP26 si riuniranno dal 30 settembre al 3 ottobre al Milano Climate Camp: un grande contro-evento organizzato da Survival International insieme a oltre 70 realtà unite nella Climate Justice Platform per costruire un’alternativa radicata nei diritti e nella giustizia sociale.

Con una serie di eventi e un’azione di piazza che proseguono i lavori del contro-congresso ‘Our Land, Our Nature’ di Marsiglia, Survival International diffonderà la voce dei popoli indigeni anche a Milano, per denunciare i crimini compiuti dall’industria della conservazione contro di loro – che sono i migliori custodi della natura, spesso ridotti al silenzio e all’invisibilità – e proporre una visione alternativa della protezione della natura.

Il dissenso contro le false soluzioni proposte da governi, leader aziendali e grandi Ong sta crescendo in tutto il mondo, in particolare contro la proposta di convertire il 30% del pianeta in ‘Aree Protette’ entro il 2030 (30×30). Ma fortemente controverse sono anche le cosiddette Soluzioni Basate sulla Natura (NBS): un’idea venduta come un’opportunità per contrastare la crisi climatica ma che, in realtà, è solo un modo per evitare di affrontarla traendo addirittura enormi profitti dalla mercificazione della natura.

Questi uomini Khadia sono stati sfrattati dalla loro terra dopo la sua conversione in una Riserva delle tigri. Hanno vissuto per mesi sotto teli di plastica. Se la proposta del 30% andrà avanti, altri milioni di persone subiranno lo stesso destino. © Survival International

“A prima vista, la proposta di creare più Aree Protette può sembrare un’ottima idea, ma non lo è: creare più ‘Aree Protette’, infatti, non equivale a ‘proteggere più territori’ o a proteggere l’ambiente” ha spiegato Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival International per decolonizzare la conservazione. “La proposta del 30% non ha nessuna evidenza scientifica a supporto della sua efficacia, e oltre a comportare lo sfratto degli abitanti dalle loro terre ancestrali e gravi violazioni dei diritti umani, in molte Aree Protette sono ammesse anche attività estrattive ed inquinanti, come taglio del legno, caccia da trofeo, turismo di massa ed estrazione mineraria. Stiamo parlando di un modello di conservazione razzista e colonialista dominante in molte parti del mondo, in particolare in Africa e in Asia, ben diverso da quello che conosciamo in Italia o in Europa, dove un simile approccio sarebbe considerato inaccettabile. Siamo di fronte a una grande bugia verde.”

“Le Aree Protette sono già state protette per anni! Dalle persone e dalle comunità che le hanno salvaguardate per tutto questo tempo” ha aggiunto Juan-Pablo Gutierrez, attivista yukpa e delegato internazionale di ONIC Colombia, che parteciperà alla conferenza organizzata da Survival sul tema, sabato 2 ottobre alle ore 10:00 al Milano Climate Camp. Non a caso, nelle terre indigene si concentra l’80% della biodiversità mondiale.

Juan Pablo Gutierrez, attivista yukpa, sarà al Milano Climate Camp sabato 2 ottobre per parlare di decolonizzazione della conservazione. © Survival

“La proposta del 30% verrà spinta in occasione della Pre-COP26 prima e della COP26 a Glasgow poi, per essere discusse definitivamente alla UN Biodiversity Conference (COP15) che si concluderà a Kunming, in Cina, nel maggio 2022: per questo, dare spazio alle voci indigene e al crescente dissenso sul tema ora è più importante e urgente che mai” ha dichiarato Francesca Casella, direttrice di Survival International Italia. “I dibattiti sulla “natura” che trascurano questioni più ampie di giustizia sociale ed equità non porteranno mai a nessuna soluzione sostenibile. Vogliamo soluzioni vere – che siano antirazziste, anticoloniali e rispettose della diversità perché tra biodiversità e diversità umana c’è una stretta correlazione. È tempo che governi e grandi ONG abbandonino il loro modello di conservazione inefficace, e che mettano i diritti umani, i popoli indigeni e i loro diritti territoriali al centro della lotta ai cambiamenti climatici: di gran lunga il modo più giusto ed efficace di proteggere la biodiversità.”

GLI EVENTI PRINCIPALI:
- Venerdì 1 ottobre, ore 10:00-13:00: Workshop partecipativo sulla decolonizzazione della conservazione. Con la ricercatrice di Survival Laura Terzani.
- Sabato 2 ottobre, ore 10:00-12:00: Conferenza/dibattito sulla campagna di Survival per decolonizzare la conservazione con Fiore Longo, direttrice della campagna, e Juan Pablo Gutierrez, attivista yukpa e delegato internazionale di ONIC Colombia.

Dove: Milano Climate Camp, Centro Sportivo XXV Aprile, Milano (Metro linea 1, Fermata QT8).

Le mobilitazioni culmineranno sabato 2 ottobre alle ore 12:30-15:00, con un’azione dimostrativa in Piazza del Duomo, a Milano. In collaborazione con Extinction Rebellion e Diciassette, Survival International delimiterà un terzo della celebre piazza per denunciare la Grande Bugia Verde e mostrare cosa succederà se l’obiettivo di trasformare il 30% del pianeta in “Aree Protette” dovesse essere approvato.

Note ai redattori:
- Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival per decolonizzare la conservazione, e Juan Pablo Gutiérrez (Colombia), difensore dei diritti umani, fotografo e delegato internazionale di ONIC, Organización Nacional Indígena de Colombia, sono disponibili per interviste.
- Oltre 240 esperti, accademici e organizzazioni per l’ambiente e i diritti umani hanno firmato una dichiarazione – redatta da Survival International, Minority Rights Group e Rainforest Foundation UK – che delinea le preoccupazioni e le proposte sul target del 30%. Tra i firmatari: Amnesty International, Slow Food, FOCSIV, ASud, Rete ‘Legalità per il clima’, European Center for Constitutional and Human Rights ECCHR, World Rainforest Movement, Green Finance Observatory e Animal Save Italia.
- Il 2-3 settembre scorso a Marsiglia si è tenuto ‘Our Land, Our Nature’, il primo congresso mondiale mai organizzato per decolonizzare la conservazione, a cui hanno contribuito, tra presenza e online, relatori indigeni e non-indigeni da 18 diversi paesi del mondo. I partecipanti sono stati oltre 3.000.

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