Brasile: un caso giudiziario cruciale riporta in primo piano la storia coloniale europea

6 maggio 2021

Protesta indigena in Brasile, aprile 2018. “Abbiamo dipinto di rosso le strade a simboleggiare quanto sangue è stato versato nella lotta per la protezione delle terre indigene” – Sônia Guajajara, portavoce di APIB (organizzazione degli indigeni brasiliani). © Marcelo Camargo/Agência Brasil

In Brasile si sta svolgendo un caso giudiziario di portata storica in merito ai diritti territoriali degli Xokleng – un popolo perseguitato e sfrattato violentemente dal suo territorio nel XIX e XX secolo per far spazio ai coloni europei.

La posta in gioco è altissima. Se dovessero vincere, gli Xokleng potrebbero finalmente riavere una parte importante della loro terra ancestrale. In caso contrario, invece, la sentenza potrebbe stabilire un precedente dalle conseguenze devastanti per i popoli indigeni di tutto il Brasile.

Altre comunità Xokleng stanno lottando per recuperare una parte della loro terra ancestrale. Nello stato di Rio Grande do Sul, gli Xokleng Konglui hanno lanciato una 'retomada' (rioccupazione) della loro terra, che oggi è occupata da un parco nazionale. Il governo vuole trasformarla in una destinazione per 'l'ecoturismo.' © Iami Gerbase/Survival

Il caso verte sulla demarcazione del Territorio Indigeno “Ibirama La Klãnõ”, che si trova nello stato di Santa Caterina, nel Brasile meridionale, sospesa in seguito a un’azione legale presentata da un gruppo di residenti non-indigeni e da una compagnia per il taglio del legno che opera nell’area.

I querelanti hanno appoggiato il loro ricorso sul cosiddetto trucco del “Limite Temporale” (“Marco Temporal” in portoghese), una tesi sostenuta anche da Bolsonaro secondo cui i popoli indigeni che al 5 ottobre 1988 – giorno in cui fu promulgata la Costituzione brasiliana – non abitavano fisicamente sulle loro terre, non hanno più alcun diritto a viverci. Secondo i querelanti, alla data appunto del 5 ottobre 1988 gli Xokleng vivevano ormai solo in piccole porzioni del territorio originario e pertanto non avrebbero più diritti su gran parte dell’area.

Agli inizi del XX secolo, il governo brasiliano, che aveva incoraggiato gli europei a stabilirsi nelle terre indigene, assegnò loro ampie porzioni del territorio degli Xokleng e di altri popoli indigeni. Finanziò anche una cosiddetta “milizia per la caccia agli Indiani”, che accelerò il furto di terra coloniale: specializzata nello sterminio dei popoli indigeni, la milizia perseguitò duramente gli Xokleng.

“I Pellerossa interferiscono con la colonizzazione: questa interferenza deve essere eliminata il più velocemente e accuratamente possibile”, fu all’epoca la richiesta dei colonizzatori tedeschi. Infastiditi dai tentativi degli Xokleng di difendere i loro territori, i colonizzatori li prendevano spesso di mira con “spedizioni punitive” crudeli.

Il territorio degli Xokleng venne progressivamente ridotto nel corso di diversi decenni e negli anni ’70 fu costruita una diga nella piccola porzione restante.

Mappa del territorio indigeno attuale (Ibirama) e di quello rivendicato (Ibirama La Klãnõ) su cui si dovrà esprimere la Corte Suprema brasiliana. © Marian Ruth Heineberg/Natalia Hanazaki based on data from FUNAI/IBGE/MMA.

Se per emettere la sentenza dovesse applicare davvero la tesi del Marco Temporal, la Corte renderebbe definitivi gli effetti di questi sfratti e di altri sfratti successivi subiti dagli Xokleng. Ma non solo: legittimerebbe secoli di sfratti subiti dai popoli indigeni in tutto il Brasile con conseguenze devastanti anche per molti altri popoli indigeni e per le loro possibilità di rivendicare i rispettivi territori ancestrali. Permetterebbe il furto di terre che sono a pieno diritto di proprietà di centinaia di migliaia di indigeni e tribali, e potrebbe mettere in discussione anche la validità di territori indigeni già esistenti.

“Se nel 1988 non vivevamo in una particolare parte del territorio, non significa che fosse ‘terra di nessuno’ o che non avremmo voluto essere lì” ha dichiarato Brasílio Priprá, un importante leader Xokleng. “Il ‘Marco Temporal’ rinforza una violenza storica che continua ancora oggi a segnarci.”

Le organizzazioni indigene e i loro alleati, tra cui Survival International, hanno iniziato a sollevare preoccupazioni a proposito del “Marco Temporal” nel 2017 definendolo illegale poiché viola l’attuale costituzione brasiliana e la legge internazionale, che stabilisce chiaramente che i popoli indigeni hanno diritto alle loro terre ancestrali.

Il Presidente Bolsonaro sta portando indietro le lancette dell’orologio in materia di diritti indigeni, cercando di: cancellare il loro diritto all’auto-determinazione; svendendo i loro territori alle compagnie minerarie e del taglio del legno; e “assimilandoli” contro la loro volontà. Survival International e i popoli indigeni lottano fianco a fianco per fermare il genocidio in Brasile.

“La storia degli Xokleng mostra proprio quanto assurda sia l’idea del Marco Temporal” ha spiegato oggi Fiona Watson di Survival International. “In Brasile, i popoli indigeni sono stati sfrattati, cacciati e uccisi per secoli. Chi oggi sostiene che per avere diritto alla loro terra, le comunità indigene dovevano ancora abitare fisicamente nei loro i territori indigeni al 5 ottobre 1988 – dopo la fine della dittatura militare – nega questa storia, e perpetua il genocidio nel XI secolo.”

Note ai redattori:

- Per maggiori informazioni sugli Xokleng e la loro storia, clicca qui
- Esistono molte comunità Xokleng. Il caso su cui si deve pronunciare la Corte riguarda solo gli Xokleng del territorio indigeno Ibirama La Klãnõ.

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