Primo caso di influenza suina tra gli Indiani amazzonici. Timori di un contagio devastante.

12 agosto 2009

I Matsigenka vivono lungo il fiume Urubamba, nell’Amazzonia peruviana. ©J Mazower/ Survival © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Con la segnalazione del primo caso di influenza suina tra gli Indiani amazzonici, la cresce la paura degli esperti per un’epidemia devastante tra popoli che non hanno difese immunitarie nemmeno contro le più comuni malattie esterne.

Secondo il dipartimento sanitario regionale di Cusco, sono risultati positivi al virus sette membri della tribù dei Matsigenka che vivono lungo il fiume Urubamba, nell’Amazzonia peruviana.

I popoli indigeni del mondo sono particolarmente vulnerabili all’influenza suina perché in generale hanno scarse difese immunitarie, vivono in povertà e soffrono di malattie croniche come diabete e cardiopatie.

In Australia, gli Aborigeni hanno oggi un’aspettativa di vita di 15-20 anni inferiore a quella dei non-aborigeni; tra di loro, almeno una morte ogni dieci è imputata alla peste suina. In Canada, le comunità delle prime Nazioni di Manitoba sono state colpite nell’ordine di 130 ogni 100.000 – contro i 24 ogni 100.000 ricorrenti tra il resto della popolazione.

“L’arrivo dell’influenza suina tra i Matsigenka è particolarmente preoccupante” ha dichiarato oggi l’antropologo Glenn Shepard, esperto conoscitore degli Indiani Matsigenka, “perché si sa che la tribù ha contatti intermittenti con gruppi isolati che vivono nelle vicinanze".

Secondo Stafford Lightman, docente di Medicina presso l’Università di Bristol, “i popoli isolati non hanno difese immunitarie verso le malattie infettive che circolano nella nostra società industrializzata e sono particolarmente vulnerabili all’influenza suina. Gli effetti di una epidemia, che potrebbe colpire tutti i membri della comunità simultaneamente, potrebbero essere devastanti perché non resterebbe nessuno in grado di prendersi cura dei malati o di preparare il cibo”.

Stephen Corry, direttore generale di Survival International ha commentato: “Questa notizia è davvero molto preoccupante. Le tribù più isolate del mondo stanno già affrontando la minaccia dei taglialegna illegali, degli allevatori, dei bracconieri e persino dei turisti super-zelanti, che entrano nei loro territori importando malattie verso cui le comunità non hanno immunità. In un’epoca di epidemie globalizzate, è più importante che mai che i loro diritti territoriali siano riconosciuti e protetti prima che sia troppo tardi".

Per ulteriori informazioni sull’impatto che il cosiddetto “sviluppo” ha sulla salute dei popoli indigeni, leggi il dossier di Survival "Il progresso può uccidere".


Per ulteriori informazioni:

Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross: Tel 0044 207 6878734
E-mail: [email protected]

 

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