Gli Onge sono uno dei popoli delle isole indiane delle Andamane. Sono stati gli unici abitanti stabili dell’isola di Goubalambabey (nota alle persone non Onge come “Piccola Andaman”) fino al 1940, quando la loro terra fu occupata dai coloni provenienti da India e Bangladesh.
Oggi condividono l’isola con più di 17.000 coloni e sono costretti a vivere in riserve anguste, in una minuscola porzione di quello che era il loro territorio originario.
Da quando i funzionari coloniali britannici li contattarono con la forza, più di cento anni fa, la popolazione degli Onge è crollata dell’85%, e così anche la loro salute e il loro benessere.
Una storia di sconvolgimenti
Gli Onge chiamano se stessi En-iregale, che significa “persona perfetta”. Vivono da moltissimo tempo nella Piccola Andaman, l’isola più meridionale dell’arcipelago delle Andamane.
Nel XIX secolo, le autorità coloniali britanniche contattarono a forza gli Onge. Dopo la scomparsa di diversi marinai britannici sull'isola nel 1867, le autorità incolparono gli Onge e inviarono una spedizione punitiva per attaccarli. Vennero bombardati dalle navi e si stima che in quell’eccidio siano stati uccisi tra i 60 e gli 80 Onge. Contemporaneamente, cinque soldati britannici ricevettero la Victoria Cross, la più alta onorificenza militare britannica per l’atto compiuto.
Gli Onge continuarono a subire attacchi da parte delle forze coloniali britanniche e dovettero affrontare grandi difficoltà anche dopo l'indipendenza.
Precedentemente nomadi, nel 1976 il governo indiano li costrinse a sedentarizzarsi per dar loro “le strutture di base per una vita igienica e per la protezione contro i fenomeni naturali.” Abituati prima ad avere tutti i 732 kmq dell'isola a loro disposizione, ora si trovano confinati in una piccola area nel Dugong Creek, dove la loro salute e il loro benessere generale sono peggiorati.
© Survival International 2008
I loro insediamenti furono completamente distrutti dallo tsunami avvenuto nell’Oceano indiano nel 2004, ma tutti gli Onge sopravvissero. Sapevano che se il mare si fosse ritirato rapidamente sarebbe poi ritornato all’improvviso, con una forza distruttrice. Quando sentirono il terremoto e videro il livello dell’acqua scendere drasticamente, si riunirono sulla riva e lanciarono pietre verso il mare per ingannare gli spiriti adirati (che gli Onge pensavano stessero scuotendo il pilastro che sorregge il mare) e far loro credere di essere in acqua. Poi, si diressero rapidamente verso l’interno, al sicuro dalle onde che sapevano sarebbero arrivate.
Gran parte dell’isola Piccola Andaman è stata deforestata, e oggi gli Onge si trovano a competere con i coloni per trovare cinghiali e pesci. Sebbene trascorrano ancora molto del loro tempo cacciando e raccogliendo miele in quel che rimane della loro foresta, dipendono in gran parte dalle razioni di riso, lenticchie e altre derrate alimentari fornite dalle autorità delle isole Andamane e Nicobare. Ad un certo punto, il governo indiano, preoccupato per la dipendenza che aveva creato, cercò di costringere gli Onge a lavorare in una piantagione di noci di cocco in cambio di cibo – una forma di lavoro forzato – ma questa soluzione venne poi abbandonata.
Secondo gli Onge, i denti bianchi sono il segnale di un corpo senza vita e per questo masticano una corteccia per farli diventare rossi. Decorano i loro corpi e i loro volti con argilla bianca e ocra.
Nonostante ricevano dal governo aiuti alimentari e assistenza medica, da quando sono stati costretti a sedentarizzarsi la loro salute ha subito un declino: soffrono di alti tassi di malnutrizione e di tassi di crescita pericolosamente bassi. Negli anni che seguirono la sedentarizzazione, la mortalità infantile e neonatale è raddoppiata.
© Survival
La popolazione degli Onge ha subito un nuovo colpo nel 2008, quando otto uomini morirono dopo aver bevuto un liquido sconosciuto trovato sulla spiaggia. Sembra che lo avessero scambiato per alcool, introdotto tra gli Onge dai coloni.
Una nuova minaccia
Per decenni, gli Onge hanno subito perdite e traumi terribili a seguito degli effetti del contatto forzato con gli esterni, ma un mega-progetto proposto dal governo indiano potrebbe spazzarli via completamente. Nel 2016, il governo indiano ha infatti proposto di trasformare l’isola di Piccola Andaman nella "Singapore dell'India", con tanto di teatro dell'opera, casinò e un resort sottomarino. Nel frattempo, gli Onge sarebbero stati sfrattati a forza e trasferiti in un'altra parte dell'isola, sconvolgendo ulteriormente una popolazione che aveva già subito numerosi traumi nella sua storia recente.
Fortunatamente, il progetto è in stallo dal 2021, anche se alcuni funzionari indiani hanno ripetutamente chiesto che sia riavviato. Survival ha scritto al governo indiano chiedendo che nessun progetto di sviluppo di questo tipo venga realizzato nel territorio degli Onge senza il loro Consenso libero, previo e informato.
Nel frattempo, un mega-progetto parallelo che mira a trasformare l'isola di Gran Nicobar nella "Hong Kong dell'India", è destinato a devastare il vicino popolo degli Shompen.
Il governo indiano sta promuovendo questo mega-progetto nonostante prove schiaccianti dimostrino che sterminerà gli Shompen.
Survival lotta contro questo progetto altamente distruttivo affinché gli Shompen possano vivere in pace nella loro isola.
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