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I Palawan

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Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

L’attività mineraria minaccia una remota tribù delle Filippine

La sopravvivenza della tribù è minacciata da migliaia di nuovi colonizzatori e da un’intensa attività mineraria sostenuti dal governo filippino.

Palawan

Un Palawan scala un ponte aereo di canne di giunco per raggiungere la volta degli alberi ginuqu. © Dario Novellino

I Palawan vivono nella parte meridionale dell’isola di Palawan, nelle Filippine, sia sulle montagne dell’entroterra come nelle pianure.

In totale contano circa 40.000 individui. Alcuni degli abitanti delle zone più interne sono molto isolati e hanno pochissimi contatti con gli estranei.

I Palawan praticano l’agricoltura a rotazione; periodicamente disboscano una piccola porzione di foresta, la coltivano e poi si spostano altrove per permettere alla foresta di rigenerarsi.

Coltivano il “riso di montagna”, che credono possegga una “personalità quasi umana”, raccolgono miele e cacciano cinghiali.

Le rocce sono l’ossatura della terra, gli alberi i suoi capelli. Quando le rocce vengono esposte, è come se fossero esposte le ossa dell’uomo. Se c’è una ferita nel mondo, il riso non crescerà bene.Murina, uomo Palawan

Nel 2000 è stata costruita una strada intorno all’isola, che ha attirato migliaia di abitanti da altre parti delle Filippine obbligando i Palawan a spostarsi ancor più nell’interno.

Nel 2006 il Governo filippino ha dato grande impulso all’industria mineraria: il Presidente ha promosso la rinascita delle miniere in tutto il paese ponendo minacce ancor più serie alla sopravvivenza delle comunità indigene.

Le richieste di concessioni minerarie sono state centinaia da parte di società in cerca di nickel, cromite e altre risorse presenti nelle terre abitate dalle tribù dell’isola, inclusi i Palawan più isolati.

Nel 2008 è stata approvata una moratoria per le estrazioni minerarie su piccola scala. Tuttavia le esplorazioni e le estrazioni su grande scala sono destinate a continuare, specialmente nelle aree abitate dalle comunità palawan più vulnerabili e isolate.

Una famiglia di Tau’t Batu (Popolo della grotta) nell’ingresso della grotta Pangi-Pangi, Singnapan. © Dario Novellino

Le miniere a cielo aperto potrebbero devastare le montagne e le foreste, inquinare i fiumi e i mari, e distruggere i luoghi di sepoltura dei Palawan, importanti punti di riferimento e luoghi spirituali.

Cosa fa Survival?

In collaborazione con le organizzazioni locali, Survival sta promuovendo campagne per fermare l’attività mineraria esercitata nelle terre dei Palawan senza il loro consenso libero, prioritario e informato.

Stiamo anche sollecitando il Governo filippino a riconoscere e proteggere formalmente il loro territorio, così come previsto dalla legge nazionale.

Come vivono?

I Palawan coltivano la maggior parte del loro cibo in piccoli appezzamenti di terra nella foresta. Prima di disboscare un’area per la semina, consultano e invocano diversi spiriti e interpretano le premonizioni dei loro sogni.

I Palawan piantano riso di montagna a Culasian, nella municipalità di Rizal. © Dario Novellino

La carne preferita dai Palawan è quella di cinghiale ma prima di catturarne uno devono chiedere il permesso al “Padrone” dell’animale.

I Palawan credono che anche le api abbiano il loro Padrone, che può essere visto soltanto dai beljan (sciamani) durante la trance.

Ogni sette anni alcune comunità compiono una cerimonia per “purificare il mondo” e ristabilire l’equilibrio cosmico.

I Palawan raccolgono e vendono resina, rattan e miele selvatico. I più stanziali coltivano anche riso e cocco da vendere, e allevano animali domestici come mucche, bufali e maiali.

Per alcune comunità palawan, la caccia e la raccolta di cibo sufficiente per il sostentamento sono già diventate difficili a causa dell’attività mineraria. Parte delle loro foreste sono state devastate, i fiumi riempiti di sedimenti e i loro luoghi sacri distrutti.

Gli enormi progetti d’estrazione di nickel distruggeranno chilometri di foreste privando i Palawan più vulnerabili dei loro mezzi di sostentamento.

La minaccia mineraria

A Palawan l’attività mineraria ha già devastato foreste, provocato inondazioni e causato l’insabbiamento di fiumi e zone coltivabili. Ha anche distrutto molti luoghi sacri.

L’impatto delle miniere di nickel nella concessione di Rio Tuba Nickel Mining Corporation (RTNMC). © Dario Novellino

Rolando Punoi, della tribù dei Tagbanua di Sitio Lamane, ha descritto l’impatto dell’attività mineraria sulla sua terra: “Vediamo le compagnie minerarie attraversare le nostre foreste, perforare il suolo, sradicare gli alberi, distruggere i nostri bacini, inquinare le nostre acque”.

La compagnia Macro Asia, di proprietà del miliardario Lucio Tan, intende aprire miniere nella terra ancestrale dei Palawan isolati che vivono nei dintorni del Monte Gantong e della catena del Mantalingahan. Queste comunità sono particolarmente vulnerabili e non sopravviveranno alla perdita delle loro terre.

La londinese Toledo Mining Corporation ha una partecipazione importante in una operazione di Nickel Laterite che sta anch’essa minacciando la terra dei Palawan.

Arriverà il momento in cui i nostri bambini non sapranno più distinguere i nomi degli alberi, le orme degli animali, i versi degli uccelli. Quando accadrà, la foresta sarà ormai morta, le compagnie minerarie se ne saranno andate e l’acqua non scorrerà più nei fiumi… E noi? Noi saremo ancora qui.Marylin Samparan, donna Palawan

Un’altra compagnia, la Rio Tuba Nickel Mining Corporation, progetta di aprire una miniera nella catena del Bulanjao, nella punta meridionale dell’isola – un’area di foresta rigogliosa e fertile che fornisce risorse idriche vitali per le comunità indigene.

La strada aperta dalla società sta già causando seri danni ambientali come frane, erosione del terreno e deforestazione dei bacini idrici.

Per iniziativa del governo provinciale, a Palawan sono stati piantate molte migliaia di ettari di palma da olio e di altri biocarburanti.

L’ impatto devastante sulla biodiversità della regione è devastante e sta limitando l’accesso delle persone alle risorse naturali tradizionali.

I Palawan non sono stati opportunamente consultati né sull’estrazione mineraria né sulla coltivazione di palma da olio.

Il Governo filippino, inoltre, non sta implementando l’Indigenous People’s Rights Act (IPRA), che prevede l’identificazione, la delimitazione e il riconoscimento delle terre indigene. I progetti minerari previsti a Palawan violano chiaramente questa e le altre leggi nazionali.

Guarda il documentario (in inglese) Voices from the ‘Last Frontier’. Sulle minacce dell’attività mineraria alle comunità Palawan di Bulanjao e di Gantong/Brooke’s Point puoi leggere questi due servizi frutto di un’indagine congiunta di Ancestral Land/Domain Watch (ALDAW) e The Centre for Biocultural Diversity (CBCD) dell’università di Kent (UK) (in inglese).

 

Religione

Il principio su cui i Palawan basano la loro vita si chiama ingasiq, e significa “compassione”. Questo concetto soggiace a tutte le loro azioni e sottolinea l’importanza di comportarsi con generosità e comprensione verso gli altri.

Le loro cerimonie, le preghiere, i canti e le danze della guarigione fanno tutti parte di ciò che loro chiamano adat et kegurangurangan, ossia “le usanze degli antenati”.

Per i Palawan, l’universo è verticale e diviso in 14 livelli. Le anime degli sciamani, i beljan, sono in grado di spostarsi tra i vari livelli per “guarire il mondo” e ristabilire l’ordine cosmico.

Gli sciamani non sono considerati persone speciali o sacre, ma semplicemente quelle capaci, in sogno o in trance, di entrare nel mondo invisibile e contattare gli esseri soprannaturali. Possono individuare e sanare le impurità che causano la malattia nel corpo di un paziente. Solitamente, sono esperti nell’uso di piante medicinali.

La buona salute dipende dall’equilibrio tra il corpo e la sua “forza vitale” (kuruduwa). La perdita di kuruduwa genera un’interferenza che rende il corpo vulnerabile alle malattie o agli attacchi degli spiriti maligni.

La terra e la foresta

L’essere supremo dei Palawan si chiama Empuq, (il “Signore” o “Padrone”) ed è il creatore di ogni cosa esistente al mondo. Altri essere benevoli vivono sulle montagne più alte.

Per i Palawan la foresta è la dimora di un gran numero di demoni. I lenggam ad esempio sono i custodi degli animali velenosi come scorpioni e serpenti.

Praticare la caccia in maniera eccessiva o cogliere i frutti di certi alberi possono indurre queste creature ad attaccare gli uomini.

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