Rinviato il via libera alla costruzione della diga Belo Monte a seguito delle proteste dei Kayapó

3 dicembre 2009

Indiani Kayapó durante la settimana di protesta organizzata contro la diga idroelettrica Belo Monte alla fine del 2009. © Greenpeace

Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Il semaforo verde alla costruzione della diga idroelettrica Belo Monte, programmata sul fiume Xingu nell’Amazzonia brasiliana, è stato ritardato in seguito alle proteste degli Indiani e alle obiezioni avanzate dalle organizzazioni locali e internazionali.

Se costruita, la diga diventerebbe la terza più grande al mondo per larghezza, costerebbe 10 miliardi di dollari e porterebbe nell’area più di 200.000 operai costringendo 20.000 persone a lasciare le proprie case.

Gran parte degli sfrattati sarebbero proprio i popoli indigeni che hanno vissuto nell’area per secoli. L’area di foresta pluviale interessata sarebbe pari a nove milioni di ettari.

Nel corso di un meeting sulle dighe organizzato dalla Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani lo scorso mese, la diga è stata condannata perché viola i diritti umani e danneggia l’ambiente.

In ottobre, gli Indiani Kayapó hanno partecipato a una settimana di protesta insieme ad altre 14 tribù.

Dopo la protesta, i rappresentanti degli Indiani avevano consegnato una lettera al Presidente Lula in cui ammonivano: “Se il Governo deciderà di andare avanti con la costruzione della Belo Monte, gli Indiani del fiume Xingu dichiareranno guerra”.

Nonostante abbia riconosciuto che la diga avrà un impatto negativo sui popoli indigeni, il FUNAI, l’agenzia agli affari indigeni del Brasile, ha dato il suo consenso all’avvio dei lavori.

La gara d’appalto indetta per la scelta della ditta costruttrice è stata rinviata per le difficoltà incontrate nell’acquisizione delle licenze ambientali necessarie. Se i permessi non verranno rilasciati entro gennaio, la costruzione della diga subirà un ulteriore rinvio, probabilmente fino al 2014.

Martedì, i rappresentanti delle comunità indigene e di altre categorie di persone interessate hanno partecipato a un incontro pubblico durante il quale le autorità preposte alla costruzione della diga hanno parlato del suo impatto. Ma non era presente nessun rappresentante degli organismi governativi più strettamente legati al progetto. A causa delle proteste dei leader indigeni, ieri si è tenuta un’altra riunione.

Il Direttore alle Licenze e il Coordinatore alle Infrastrutture e all’Energia del Ministero dell’Ambiente del Brasile, figura chiave nel caso Belo Monte, ha annunciato le sue dimissioni martedì.

Per maggior informazioni sulla diga Belo Monte consulta il sito di International Rivers.

Tra le altre dighe che in questo momento stanno minacciando i popoli indigeni:

Indiani del Brasile
Popolo

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