‘Uccideteci tutti, e poi seppelliteci qui’: appello disperato dei Guarani sotto sfratto

25 ottobre 2012

Per procurarsi il cibo, i Guarani sono costretti a compiere un pericoloso attraversamento del fiume, sorretti solo da un cavo sottile. © MPF/Survival

Questa pagina è stata creata nel 2012 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

AGGIORNAMENTO
31 ottobre 2012

Un giudice ha stabilito che i Guarani potranno restare in questa minuscola porzione di terra ancestrale fino a quando la demarcazione dell’area non sarà stata completata e gli Indiani potranno riprendere possesso del resto del loro territorio.
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Dopo aver saputo che saranno sfrattati ancora una volta, un gruppo di Indiani brasiliani ha lanciato un drammatico appello al governo.

Da quando sono riusciti a ritornare in una piccola parte della terra ancestrale, questi 170 Indiani, membri della forte tribù dei Guarani (che in Brasile conta circa 46.000 persone) hanno già subito violenze, morte e numerosi attacchi brutali. La loro terra, conosciuta con il nome di Pyelito Kuê/M’barakai, è attualmente occupata da un ranch. La comunità indiana è circondata dalle guardie armate dell’allevatore, con limitata possibilità di procurarsi cibo e cure mediche.

Il loro sfratto è stato ordinato da un giudice il mese scorso. “Questa sentenza è parte dello sterminio storico dei popoli indigeni del Brasile” hanno scritto i Guarani in una lettera. “Abbiamo perso la speranza di poter sopravvivere nella nostra terra ancestrale con dignità, e senza subire violenze. Presto saremo tutti morti.”

“Vogliamo morire ed essere sepolti qui, insieme ai nostri antenati. Chiediamo pertanto al governo e al sistema giudiziario di non ordinare il nostro sfratto, bensì la nostra morte collettiva, e poi di seppellirci qui. Noi chiediamo, una volta per tutte, che sia ordinato il nostro massacro e che le ruspe scavino una grande fossa per i nostri corpi.”

“Abbiamo deciso, tutti insieme, che non ci muoveremo più di qui, non importa se vivi o morti.”

Da quando la comunità ha rioccupato la sua terra, sono già morti quattro Guarani: due per suicidio e due a causa degli attacchi dei sicari.

I resti di una capanna guarani bruciata durante uno sfratto violento. © MPF/Survival

Il FUNAI, responsabile della mappatura e della demarcazione della terra dei Guarani, ha dichiarato che sta cercando di far sospendere l’ordine di sfratto.

Gli enormi ritardi del programma di demarcazione costringono migliaia di Guarani a vivere da anni in riserve sovraffollate o accampati ai margini delle strade con scarse risorse di cibo, acqua pulita e cure mediche. Soffrono uno dei tassi di suicidio più alti al mondo; secondo una recente statistica governativa, negli ultimi dieci anni si è verificato mediamente un suicidio a settimana.

“I suicidi dei Guarani si stanno verificando e intensificando a causa del ritardo nell’identificazione e nella demarcazione della nostra terra ancestrale” ha denunciato l’antropologo guarani Tonico Benites.

Survival chiede che i Guarani possano restare nella loro terra e che tutti i territori guarani siano demarcati con la massima urgenza, prima di perdere altre vite.

“L’estinzione dei popoli indigeni del Brasile è un’onta nella storia del paese, ed è vergognoso che le stesse crudeltà e gli stessi abusi commessi in epoca coloniale siano avvallati dal sistema giuridico brasiliano contemporaneo. La straziante richiesta dei Guarani di Pyelito non avrebbe potuto essere più esplicita: la vita senza la terra ancestrale è così piena di miseria e sofferenza che non merita di essere vissuta. Il Brasile deve agire prima che un altro dei suoi popoli sia distrutto per sempre.”

Nota ai redattori:

Per ulteriori informazioni sugli effetti che la perdita della terra può avere sui popoli indigeni, vedi il dossier di Survival Il progresso può uccidere.

Guarani del Brasile
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