Columbus day: il genocidio delle tribù delle Americhe continua

11 ottobre 2014

Questa pagina è stata creata nel 2014 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Una donna Aché poco dopo essere stata catturata e portata fuori dalla foresta nel 1972. In aprile gli Aché hanno intentato uno storico caso giudiziario per il genocidio di cui sono stati vittime. © A. Kohmann/Survival

In occasione del Columbus Day, il 13 ottobre, Survival International denuncia casi attuali o recenti di popoli indigeni soggetti a violenza genocida da parte di esterni nella loro terra.

In aprile, gli Aché del Paraguay hanno intentato uno storico caso giudiziario per il genocidio che hanno subito tra gli anni ’50 e ’60. Gli Aché furono decimati dagli attacchi omicidi dei coloni, che catturarono gli indigeni per venderli come schiavi.

In Brasile vivono circa 100 tribù incontattate, sono le società più vulnerabili del pianeta. Intere popolazioni vengono spazzate via dalla violenza degli esterni che rubano loro terra e risorse, e da malattie verso cui non hanno resistenza, come l’influenza e il morbillo.

I Kawahiva incontattati, nel Brasile centrale, rischiano lo sterminio perché i taglialegna e gli allevatori invadono la loro terra. Un pubblico ministero ha aperto un’indagine per genocidio a seguito di prove che suggeriscono che gli Indiani vengono deliberatamente presi di mira dai taglialegna e sono costretti a vivere costantemente in fuga.

I sopravvissuti del massacro di Haximu con i cesti contenenti le ceneri dei loro morti. I cercatori d’oro uccisero 16 Yanomami. © C Zacquini/Survival

Altri casi di genocidio includono il brutale attacco al villaggio yanomami di Haximu in Venezuela, vicino al confine con il Brasile, da parte dei cercatori d’oro nel 1993. Sedici Yanomami furono uccisi – tra cui anziani, donne e bambini – e quattro degli imputati furono in seguito ritenuti colpevoli di genocidio in una sentenza senza precedenti.

Nello stato brasiliano di Rondonia, cinque Akuntsu sono gli ultimi sopravvissuti di un genocidio che ha spazzato via gran parte della tribù. Nel 1985 gli investigatori governativi scoprirono un’intera casa comunitaria abbattuta dalle ruspe, prova di un brutale massacro ad opera di sicari.

Anche l’invasione violenta e la distruzione della foresta degli Awá del Brasile per mano di taglialegna e allevatori armati è stata definita un genocidio dagli esperti brasiliani. A seguito della campagna internazionale di Survival, in gennaio gli invasori sono stati sfrattati dal principale territorio awá; tuttavia, finora il governo non ha implementato un programma permanente di protezione territoriale per impedire il ritorno degli invasori.

Karapiru, un uomo Awá, è stato testimone del massacro della sua famiglia per mano di esterni, Brasile. © F Watson/Survival

“Le società industrializzate sottopongono i popoli indigeni a violenza genocida, schiavitù e razzismo per rubare loro terre, risorse e forza lavoro in nome del ‘progresso’ e della ’civilizzazione’”, ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival. “Sin dagli albori dell’Età della ‘Scoperta’ i popoli indigeni sono stati vittime innocenti di una colonizzazione aggressiva della loro terra. Descrivendoli come arretrati e primitivi, gli invasori hanno giustificato uno sterminio sistematico e crudele che continua ancora oggi. È arrivato il momento di fermare il genocidio.”

Indiani incontattati del Brasile
Popolo

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