Attacco al Commonwealth dal Direttore di Survival: mina i diritti indigeni

27 settembre 2013

Il Direttore di Survival Stephen Corry con i Boscimani del Kalahari centrale. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2013 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

In un discorso schietto e diretto pronunciato ieri davanti ai rappresentanti del Commonwealth, il direttore di Survival International Stephen Corry ha spiegato che paesi come il Regno Unito, il Botswana e l’India non si preoccupano dei diritti dei popoli indigeni. Secondo il Direttore generale di Survival, l’eredità di “distruzione ed espropriazione” lasciata dal Commonwealth a milioni di indigeni viene “costantemente minimizzata nei documenti storici”.

Nel suo discorso Corry ha fornito diversi esempi di paesi del Commonwealth che calpestano i diritti dei popoli indigeni:

- il Regno Unito afferma di attenersi alla policy sui popoli indigeni nel valutare i programma di aiuti, ma in realtà non è così. Ha anche inviato più di un miliardo di sterline in aiuti al governo etiope senza indagare sui gravi abusi dei diritti umani di cui sono vittime le tribù della bassa valle dell’Omo;

- il Botswana è determinato a cacciare i Boscimani dalla Central Kalahari Game Reserve, loro terra ancestrale, nonostante la sentenza della Corte Suprema del 2006 abbia confermato il loro diritto a vivere e cacciare nella riserva. Recentemente, il Botswana ha vietato all’avvocato dei Boscimani l’ingresso nel paese impedendogli, di fatto, di rappresentarli in tribunale;

- in India, la compagnia britannica Vedanta Resources ha cercato per un decennio di scavare una miniera sulle colline di Niyamgiri, la casa dei Dongria Kondh, senza aver avuto il loro libero, prioritario e informato consenso;

- in Africa, molti dei parchi naturali che veicolano un’immagine di “natura incontaminata” sono stati in realtà creati con lo sfratto e la distruzione di innumerevoli popoli indigeni.

Corry ha fornito anche altri esempi da Guyana, Bangladesh, Malesia e Tanzania.

In India, i Dongria Kondh hanno lottato contro la compagnia britannica Vedanta Resources, determinata ad aprire una miniera nella loro terra. © Bikash Khemka/Survival

Secondo Corry, per i popoli indigeni e i loro diritti la situazione potrà solo peggiorare, ma c’è una speranza: è legata alle ONG come Survival International e ai loro sostenitori che premono per avere giustizia; al potere dell’opinione pubblica, specialmente nei paesi dove avvengono gli abusi; e agli stessi popoli indigeni, alle loro convinzioni e alla determinazione con cui difendono i loro diritti.

In particolare, Corry è convinto che, per mettere fine alle violazioni dei diritti dei popoli indigeni, sia necessario un cambiamento radicale d’opinione pubblica: “Quello di cui hanno davvero bisogno i popoli indigeni è essere sostenuti dall’opinione pubblica. L’opinione pubblica ha messo fine alla schiavitù e all’apartheid; e credo salverà anche questi popoli.”

Nota ai redattori:
- Stephen Corry ha parlato alla conferenza ‘Le prime nazioni del Commonwealth: diritti, status e lotte nell’ottica della Conferenza Mondiale sui Popoli Indigeni 2014’. Per maggiori informazioni clicca qui.
– Scarica il discorso completo di Stephen Corry, in inglese (pdf, 81 KB).
- Scarica il documento di Stephen Corry ‘Like Mother, Like Daughters? Campaigns for Tribal Peoples’ Rights in the Commonwealth’ (pdf, 148 KB), pubblicato in The Round Table, 2013, Vol. 102, No. 4, pp 343-353 (in inglese).

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