Si diffondono le proteste dei nomadi Penan del Borneo

25 agosto 2009

Penan armati di cerbottane bloccano il passaggio ai camion della compagnia di disboscamento Shin Yang. © Survival 2009

Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Le proteste dei Penan del Borneo hanno subito un’escalation. Dodici villaggi si sono uniti per erigere nuovi blocchi stradali contro le compagnie di disboscamento e palma da olio che stanno distruggendo la loro foresta pluviale.

I giornalisti che avevano raggiunto i blocchi per raccontare la notizia sono stati intercettati dalla polizia armata e prelevati per un interrogatorio.

Centinaia di Penan hanno bloccato le strade presso tre nuove località all’interno del Sarawak, nella parte malese del Borneo. I manifestanti chiedono il riconoscimento dei loro diritti territoriali e la cessazione di tutte le attività di disboscamento e coltivazione che vengono effettuate sulla loro terra senza il loro consenso.

Il presentatore della BBC Bruce Parris ha visitato i Penan per realizzare la sua fortunata serie “Tribe”. Uno dei Penan incontrati gli ha raccontato: “Non è vero che noi Penan non vogliamo il progresso. Certo non vogliamo quel tipo di ‘progresso’ che permette alle compagnie di disboscamento di entrare nelle nostre terre. Quello che vogliamo è il vero progresso. Quello di cui abbiamo bisogno più di ogni altra cosa, sono i nostri diritti alla terra”.

Le nuove manifestazioni di protesta arrivano solo settimane dopo i blocchi attuati da due altri villaggi. La distruzione della foresta priva i cacciatori-raccoglitori Penan degli animali e delle piante di cui si nutrono e inquina i fiumi in cui pescano. Senza la foresta, molti Penan hanno difficoltà ad alimentare le loro famiglie.

I Penan stanno lottando da più di vent’anni contro le compagnie di disboscamento che operano sulla loro terra col pieno appoggio del governo. Laddove gli alberi di valore sono stati abbattuti, le compagnie radono la foresta al suolo completamente per aprire le porte alle piantagioni di palme da olio.

I blocchi hanno l’obiettivo di costringere le compagnie del legname malesi Samling, Interhill, Rimbunan Hijau e KTS a cessare le loro attività sulla terra dei Penan senza il consenso della tribù. Uno dei blocchi più recenti, eretto in giugno nell’insediamento di Ba Marong, ha avuto come risultato il ritiro della filiale KTS dall’area ma i Penan temono che i disboscatori possano ritornare.

In un’altra zona, la famigerata compagnia Samling sta avanzando in un’area della foresta della tribù che prima non era mai stata tagliata. Gli osservatori dichiarano che la strada costruita dalla compagnia è sul punto di raggiungere la remota area di Ba Jawi entro le prossime settimane.

“Le compagnie di disboscamento e palma da olio stanno togliendo ai Penan la possibilità di nutrire i loro figli” ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. Non c’è da stupirsi che stiano erigendo le barricate. Oggi, in alcune aree i Penan stanno ricevendo aiuti alimentari. Prima dell’arrivo delle compagnie non avrebbero mai avuto bisogno di elemosina. Il governo della Malesia deve riconoscere che questa terra è loro e devono smettere di autorizzarne la distruzione”.

La campaigner di Survival Miriam Ross è tornata da poco da una missione tra i Penan ed è disponibile per interviste.

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Per ulteriori informazioni o immagini:

Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross: Tel 0044 207 6878734
E-mail: [email protected]

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