Brasile: la fiamma olimpica arriva nella terra dei Guarani, a rischio genocidio

23 giugno 2016

I Guarani continuano a protestare contro il furto e la distruzione di gran parte della loro terra ancestrale, con cui hanno un legame profondo. © CIMI/Survival

Questa pagina è stata creata nel 2016 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Il 25 giugno la fiamma olimpica arriverà nello stato del Mato Grosso do Sul, nel Brasile sud-occidentale, dove i Guarani rischiano lo sterminio a causa del furto sistematico della loro terra, della malnutrizione, dei suicidi e delle violenze.

Sarà Rocleiton Ribeiro Flores – indigeno Terena – a portare la fiamma a Dourados, città vicina al territorio guarani.

La scorsa settimana un giovane guarani è stato ucciso e diverse altre persone – tra cui un ragazzo di dodici anni – sono rimaste gravemente ferite nel corso di un attacco alla comunità di Tey’i Jusu da parte dei sicari al soldo degli allevatori.

Il giorno precedente Survival International aveva ricevuto, grazie al progetto Tribal Voice, un audio-messaggio che documentava un altro attacco armato contro la comunità di Pyelito Kuê. Nel frattempo, la comunità di Apy Ka’y rischia lo sfratto dopo aver rioccupato la sua terra nel 2013.

Poiché gli occhi del mondo saranno puntati sul Brasile, molti sperano che le Olimpiadi possano contribuire a far conoscere all’opinione pubblica internazionale la violenza genocida, la schiavitù e il razzismo che i popoli indigeni del paese hanno subito nel passato, e che continuano a soffrire ancora oggi nel nome del “progresso” e della “civilizzazione”.

Nel corso degli ultimi decenni, i Guarani sono stati derubati di gran parte della loro terra da un distruttivo settore agroindustriale che li ha ridotti a vivere ai margini delle strade o in riserve sovraffollate. I bambini della tribù soffrono la fame e i loro leader vengono assassinati. Centinaia di uomini, donne e bambini si sono tolti la vita, e il gruppo dei Guarani Kaiowá soffre del tasso di suicidi più alto al mondo.

Damiana, una donna guarani, pratica un rituale sulla sua terra. Quella che un tempo era foresta, oggi sono coltivazioni. © Paul Patrick Borhaug/Survival

Tonico Benites Guarani, portavoce della tribù, ha visitato di recente l’Europa per chiedere un’azione internazionale in difesa del suo popolo. “È in corso un lento genocidio. C’è una guerra contro di noi. Abbiamo paura. Uccidono i nostri capi, nascondono i loro corpi, ci intimidiscono e ci minacciano” ha detto. “Se nulla cambierà, molti altri giovani si suicideranno e moriranno per malnutrizione. L’impunità degli allevatori persisterà, e il governo brasiliano potrà continuare a ucciderci.”

I Guarani hanno tentato più volte di rioccupare le loro terre ma vengono perseguitati, minacciati e attaccati dai sicari al soldo degli imprenditori agricoli.

Secondo la legge internazionale e quella brasiliana, i Guarani hanno diritto alla loro terra. Se il governo la restituirà alla tribù, gli indigeni potranno difendere le loro vite, proteggere le loro terre e determinare il loro futuro.

In aprile, Survival International ha lanciato la campagna ‘Fermiamo il genocidio in Brasile’ per richiamare l’attenzione sulle minacce che devono affrontare i Guarani, sulla difficile condizione delle tribù incontattate del Brasile – tra le più vulnerabili del pianeta – e sul PEC 215, un emendamento costituzionale che potrebbe indebolire i diritti territoriali indigeni e portare allo smembramento e allo sfruttamento dei loro territori esistenti.

Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che inizieranno ad agosto, i sostenitori di Survival in tutto il mondo stanno facendo pressione sul Brasile affinché restituisca la terra ai Guarani, fermi il PEC 215 e metta in pratica il decreto appena approvato che demarca il territorio dei Kawahiva incontattati, per impedire lo sterminio della tribù.

“Questo è indubbiamente il più grave e prolungato attacco ai diritti indigeni che il Brasile abbia visto dalla fine della dittatura militare, e sta crescendo di intensità” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “I media sono concentrati sul caos politico del Brasile, e poco è stato detto sull’annientamento sistematico dei popoli indigeni del paese a causa della violazione dei loro diritti territoriali. È stato il genocidio dei popoli indigeni del Brasile ad aver portato alla nascita di Survival nel 1969 e, nel frattempo, sono stati fatti enormi progressi. Oggi però, dopo quasi mezzo secolo, lo spettro del genocidio è tornato.”

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